Secondo di J.P. Morgan Asset Management l’accordo sul Recovery Fund è una svolta storica, ma non è sbagliato monetizzare qualche guadagno sul reddito fisso per cogliere opportunità a settembre
L’accordo raggiunto sul Recovery Fund rappresenta una rara dimostrazione di convergenza dell’Unione Europea e rappresenta un un traguardo straordinario, anche se non si può parlare ancora di unione fiscale. Grazie all’accordo, raggiunto prima del previsto, il rischio estremo di uno smembramento dell’Eurozona è fuori discussione e ora il giudizio degli investitori sugli spread dei Paesi periferici è decisamente positivo. Ma, a livello tattico, potrebbe essere prudente monetizzare in parte i guadagni dato il forte recupero del mercato, creando spazio per sfruttare eventuali opportunità derivanti da un aumento delle emissioni previsto per settembre.
L’IMPORTO COMPLESSIVO È RIMASTO INVARIATO
Sono le conclusioni cui giunge il Bond Bulletin Settimanale del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, dedicato ad analizzare il significato dell’accordo per i mercati obbligazionari europei. Il Team di J.P. Morgan AM osserva che i termini finali dell’accordo sul Recovery Fund sono stati in qualche modo stemperati rispetto alla proposta iniziale, ma sottolinea che il finanziamento complessivo rimane fermo a 750 mld, circa il 5% del PIL dell’Eurozona con dettagli decisamente positivi: i 390 mld stanziati per i sussidi che rimangono sostanzialmente invariati e la previsione che solo i Paesi che trarrebbero vantaggio dai minori costi di finanziamento dell’UE avrebbero diritto a ricevere i prestiti...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge