Ieri mattina, 28 Febbraio, si è tenuta a Milano la presentazione del “Decreto Delegato Blockchain” (da qui in poi “DDB”), che dimostra la volontà del legislatore della Repubblica di San Marino di regolamentare ed abbracciare la nuova tecnologia. La Repubblica e i suoi 33mila abitanti sperano, attraverso la Blockchain, di “rilanciare l’economia del Paese”, “promuovere il profilo di hub tecnologico mondiale” della Repubblica contribuendo nel contempo ad “attrarre investitori a livello internazionale”, ponendosi come una sorta di Malta continentale; come la piccola isola nel cuore del Mediterraneo, la classe dirigente Sammarinese spera nell’afflusso di capitali e progetti nel suo territorio grazie all’implementazione di una legislazione snella, puntuale ed esaustiva.
Il DDB nasce dalla volontà congiunta di alcuni organi di governo della Repubblica Sammarinese, tra cui la Segreteria di Stato per l’Industria, coordinata da Andrea Zafferani, e San Marino Innovation, ente di diritto privato interamente a proprietà pubblica destinato, come suggerisce il nome, a guidare e sostenere processi e imprese ad alto potenziale, rappresentato per l’occasione dal suo Presidente Delegato e Direttore del Comitato Scientifico Sergio Mottola; è stato compito dei due esponenti di Stato esporre l’iniziativa legislativa.
Approfondendo la natura del documento presentato e dei suoi scopi, esso innanzitutto recepisce le categorie già formulate sia dalla normativa europea che utilizzate dalla SEC statunitense per suddividere le varie tipologie di token, ovvero gli “Utility token” contrapposti ai “Security token” (nella loro traduzione letterale: token di utilizzo/token di investimento). Peculiare invece l’assenza di una disciplina riguardante le criptovalute strettamente intese, come BTC, che il legislatore “in questa prima fase” non regolamenta, presumibilmente in attesa di adeguarsi alla normativa europea PSD2 e al quadro europeo su procedure KYC e AML (identificazione clienti/antiriciclaggio).