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Greggio, accordo Opec+ per forti tagli produzione malgrado pressioni Usa

Pubblicato 05.10.2022, 17:16
Aggiornato 05.10.2022, 17:36
© Reuters. Una pompa petrolifera a Midland, Texas.  REUTERS/Jessica Rinaldi
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VIENNA/LONDRA (Reuters) - L'Opec+ ha deciso il più incisivo taglio alla produzione di greggio dalla pandemia nel 2020, limitando l'offerta in un mercato già ristretto, nonostante le pressioni degli Stati Uniti e di altri paesi per aumentare la fornitura.

Il taglio, deciso in una riunione a Vienna, potrebbe stimolare una ripresa dei prezzi del greggio, scesi a circa 90 dollari dai 120 visti tre mesi fa a causa dei timori di una recessione economica globale, dell'aumento dei tassi di interesse statunitensi e del rafforzamento del dollaro.

Gli Stati Uniti hanno spinto l'Opec a non procedere con i tagli, sostenendo che i fondamentali non motivano la manovra, secondo una fonte a conoscenza della questione.

Secondo le fonti non è chiaro se i tagli potrebbero includere ulteriori riduzioni volontarie da parte di membri come l'Arabia Saudita, o se potrebbero includere l'attuale sottoproduzione da parte del gruppo.

Ad agosto l'Opec+ ha mancato di circa 3,6 milioni di barili al giorno l'obiettivo di produzione del gruppo.

"Un aumento dei prezzi del petrolio, se guidato da consistenti tagli alla produzione, probabilmente irriterà l'amministrazione Biden in vista delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti", si legge in una nota di Citi.

"Potrebbero esserci ulteriori reazioni politiche da parte degli Stati Uniti, tra cui ulteriori rilasci di scorte strategiche, oltre ad alcuni rischi, tra cui l'ulteriore promozione di una legge Nopec", scrive Citi, in riferimento a una legge antitrust statunitense contro l'Opec.

Anche JPMorgan ha detto di aspettarsi contromisure da parte di Washington, tra cui il rilascio di ulteriori scorte di petrolio.

AUMENTO DEI PREZZI DEL GREGGIO

L'Arabia Saudita e gli altri membri dell'Opec+ hanno detto di voler prevenire la volatilità piuttosto che puntare a un particolare prezzo del petrolio.

Il Brent, contratto di riferimento, è salito oggi verso i 93 dollari al barile, dopo aver guadagnato terreno ieri. 

L'Occidente ha accusato la Russia di aver sfruttato l'energia come un'arma, creando una crisi in Europa che potrebbe innescare razionamenti di gas ed energia elettrica quest'inverno.

Mosca accusa l'Occidente di aver invece sfruttato il dollaro e i sistemi finanziari come lo Swift come strumento di ritorsione per l'invio di truppe russe in Ucraina a febbraio.

L'Occidente accusa Mosca di aver invaso l'Ucraina, mentre la Russia definisce la manovra come un'operazione militare speciale.

Washington vuole che i prezzi del petrolio scendano anche per privare Mosca delle entrate petrolifere, mentre l'Arabia Saudita non ha condannato le azioni della Russia.

Le relazioni tra l'Arabia Saudita e l'amministrazione di Biden - che quest'anno si è recato a Riad - sono state tese, ma non sono riuscite a ottenere alcun impegno concreto di cooperazione in ambito energetico.

"La decisione è tecnica, non politica", ha detto ai giornalisti Suhail al-Mazroui, ministro dell'Energia degli Emirati Arabi Uniti, poco prima dell'incontro.

© Reuters. Un martinetto per pompe petrolifere stampato in 3D davanti al logo dell'Opec in questa immagine illustrativa, 14 aprile 2020. REUTERS/Dado Ruvic/Foto d'archivio

"Non la useremo come organizzazione politica", ha detto, aggiungendo che i timori per la recessione globale saranno uno dei temi principali.

Anche il vice primo ministro russo Alexander Novak, che la scorsa settimana è stato inserito nell'elenco delle sanzioni Usa contro singoli individui, si è recato a Vienna per partecipare ai colloqui. Novak non è soggetto a sanzioni da parte dell'Unione europea.

(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Francesca Piscioneri)

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