Investing.com - Il prezzo dell’oro sale per la quinta seduta consecutiva questo martedì e segna il massimo di oltre due settimane per via dell’indebolimento del dollaro; i riflettori sono puntati sui dati sull’inflazione statunitense.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna ad aprile toccano il massimo intraday di 1.192,40 dollari l’oncia troy, il massimo dal 6 marzo, prima di attestarsi a 1.190,00 dollari negli scambi europei del mattino, in salita di 2,30 dollari, o dello 0,19%.
Supporto a 1.167,90 dollari, il minimo dal 20 marzo, e resistenza a 1.200,00 dollari, il massimo dal 6 marzo.
Ieri, l’oro è salito di 3,10 dollari, o dello 0,26%, a 1.187,70 dollari. La scorsa settimana, l’oro ha subito un’impennata di 26,70 dollari, o del 2,79%, il maggiore aumento settimanale dall’inizio di gennaio.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,3% a 96,90 dollari questa mattina. L’indice è crollato di quasi il 4% dopo aver toccato il massimo di 12 anni di 100,78 il 13 marzo.
Il biglietto verde resta sotto pressione a causa dei dubbi per il futuro della politica monetaria USA dopo che la Federal Reserve la scorsa settimana ha deciso di abbassare le previsioni di crescita ed inflazione e quelle sui tassi di interesse.
Nel corso della giornata, gli investitori terranno d’occhio i report USA sull’indice dei prezzi al consumo e sulle vendite di case nuove per avere ulteriori informazioni sulla forza dell’economia.
L’oro è crollato al minimo di quattro mesi di 1.141,60 dollari il 17 marzo tra i timori che la Fed potesse alzare i tassi già a giugno, prima di subire un’impennata di oltre il 4% quando la banca centrale USA ha dichiarato che i tassi verranno alzati più lentamente.
Un eventuale rinvio dell’aumento dei tassi di interesse sarebbe rialzista per l’oro, dal momento che si ridurrebbero i costi di gestione del metallo, che non offre agli investitori un ritorno assicurato.
I futures dell’argento con consegna a maggio salgono di 8,2 centesimi, o dello 0,49%, a 16,97 dollari l’oncia troy.
Sempre sul Comex, il rame con consegna a maggio sale di 1,3 centesimi, o dello 0,45%, a 2,802 dollari la libbra per via dei dati peggiori del previsto sul settore manifatturiero cinese che hanno alimentato le aspettative di ulteriori misure di stimolo.
La lettura preliminare dell’indice HSBC per il settore manifatturiero cinese ha mostrato che l’indice è sceso al minimo di 11 mesi di 49,2 a marzo, al di sotto del livello 50 che separa la crescita dalla contrazione.
Gli analisti si aspettavano una lettura pari a 50,6, in lieve calo dal dato di febbraio di 50,7.
I dati deludenti hanno fatto aumentare le speranze che i policymaker di Pechino debbano introdurre ulteriori misure di stimolo per sostenere la crescita ed incoraggiare l’attività economica nella seconda economia mondiale.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.