MILANO (Reuters) - Mentre Italia e Francia attendono il verdetto di Bruxelles sulle rispettive leggi di bilancio per il 2015, in arrivo venerdì 28, gli osservatori danno giudizi non univoci sulla credibilità di Roma e Parigi in tema di conti e riforme, confermando per i due paesi il ruolo di osservati speciali della Commissione.
Nella nuova edizione dell'Economic outlook, pubblicata stamane, l'Ocse riconosce l'opportunità della decisione di Roma e Parigi di rallentare il percorso di aggiustamento dei conti concordato con l'Europa, per evitare una nuova contrazione fiscale che avrebbe depresso ulteriormente l'attività economica dei due paesi, col rischio di un ritorno in recessione della zona euro.
L'Italia ha rinviato dal 2015 al 2016 l'obiettivo di deficit strutturale vicino a zero mentre la Francia ha fatto slittare di due anni, al 2017, la riduzione del rapporto deficit/Pil sotto il limite europeo del 3%.
PORTATA RIFORME A RISCHIO
Ma è sul tema delle riforme e della loro portata che i giudizi divergono. Dubbi sulla necessità dei due paesi di procedere con decisione non ce ne sono; ma se da una parte l'Ocse ad esempio rileva come il governo Renzi abbia già mosso i primi passi nell'ambito di un ampio piano di riforme strutturali, dall'altra ci sono le perplessità di Moody's, che in un report pubblicato questa mattina definisce ancora incompleti i piani di consolidamento di bilancio e di riforme strutturali di Italia e Francia.
L'Ocse chiede in particolare all'Italia di perseguire "con forza" riforme strutturali e loro implementazione, mentre per la Francia la priorità di medio termine è di "ridurre significativamente, in relazione al Pil, l'alto livello di spesa pubblica" definita insostenibile, insieme ad un allentamento dei vincoli e degli ostacoli che gravano "dal lato dell'offerta su crescita e competitività".
Appare invece già venato di pessimismo il giudizio di Moody's sul futuro delle riforme: secondo l'agenzia la loro ampiezza e portata potrebbe subire un ridimensionamento alla luce del crescente sostegno di cui godono "partiti populisti, anti-europei e ostili", con conseguenze negative sul fronte dell rilancio della crescita e della riduzione del debito pubblico.
"I principali paesi europei, come Francia e Italia, hanno già ridotto il loro impegno a mantenere il ritmo delle riforme strutturali e a proseguire con il consolidamento dei conti pubblici" scrive l'agenzia. "Oltre a minare le future prospettive di crescita, il minore appetito per le riforme lascia i singoli Stati dell'area euro molto più vulnerabili a cambi di umore degli investitori".