di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Che un rappresentante di un gruppo si alzi nell'aula di Montecitorio per fare la dichiarazione di voto a nome del suo partito e colga l'occasione per attaccare i massimi dirigenti del suo gruppo non è cosa comune. Eppure è successo ieri alla Camera, con il deputato di Forza Italia Giovanni Chiarelli, fittiano pugliese, sulle norme sulla prescrizione.
Immediata la lettera del capogruppo Renato Brunetta che ha destituito Chiarelli dal ruolo di capogruppo del partito in commissione Giustizia alla Camera. Forza Italia è ormai spaccata in due. Due gruppi entrambi all'opposizione. Ma hanno stupito le numerose assenze di esponenti di Forza Italia "lealisti" ieri in Senato nel voto di fiducia sulle popolari. I berlusconiani sono sì all'opposizione, ma senza disturbare troppo Matteo Renzi.
Sul fronte opposto, non solo il Movimento 5 stelle è stato abbandonato da diversi gruppetti, ma sta cambiando atteggiamento in aula. Come ha confermato il presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai, il grillino Raffaele Fico, "saremmo pronti a votare tutti gli emendamenti che la maggioranza propone nel momento in cui non annacqua il testo" sul ddl Anticorruzione. Fico lascia intendere che i 5 stelle potrebbero rientrare nei giochi parlamentari su alcuni provvedimenti: allungamento dei tempi di prescrizione, corruzione e riforma Rai compresa.
L'unico gruppo che al momento regge è proprio il gruppone Pd, malgrado le minacce della sinistra interna, che appare però più preoccupata dalle divisioni interne che dal fare fronte comune contro il segretario Renzi.
Per ora tutto si muove e si frantuma, ma non per insidiare il governo Renzi. Anzi...
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