Investing.com - L’euro scende al minimo di tre settimane contro il dollaro questo lunedì, dopo i dati che hanno rivelato che l’attività del settore privato della zona euro è rallentata a febbraio, alimentando le aspettative di ulteriori misure di allentamento da parte della Banca Centrale Europea.
Il cambio EUR/USD ha toccato il minimo di 1,1056, il minimo dal 3 febbraio, per poi attestarsi a 1,1065, giù dello 0,6% sulla giornata.
L’indice composito dei direttori acquisti di Markit per la zona euro, che comprende l’attività del settore manifatturiero e di quello dei servizi, è sceso al minimo di 13 mesi di 53,0 a febbraio da 53,6 di gennaio.
Gli economisti si aspettavano una lettura pari a 53,3.
La produzione manifatturiera ha visto l’aumento minore dal dicembre del 2014, avvicinandosi ad un livello di stallo, ed anche la crescita dei nuovi ordinativi e delle esportazioni è debole.
Il settore dei servizi ha registrato una crescita migliore, sebbene sia scesa al minimo dal gennaio dello scorso anno.
La crescita del settore privato tedesco è rallentata per il secondo mese consecutivo a febbraio, mentre l’attività del settore privato francese risulta in contrazione per la prima volta in oltre un anno.
Chris Williamson, capo economista di Markit, Ha dichiarato che “i dati deludenti sugli indici PMI per il mese di febbraio fanno aumentare le possibilità di vedere stimoli maggiori da parte della BCE a marzo”.
“I dati rivelano non solo il tasso di crescita economica più lento da oltre un anno, ma anche che le pressioni deflazionarie sono aumentate.
La crescita economica potrebbe scendere sotto lo 0,3% nel primo trimestre a meno che non venga registrato un improvviso aumento a marzo, il che sulla base delle previsioni per le componenti dell’indice PMI sembra poco probabile”.
La moneta unica scende contro lo yen, con la coppia EUR/JPY giù dello 0,14% a 125,19.
L’euro resta forte contro una sterlina più debole, ma si stacca dal massimo segnato precedentemente.
Il cambio EUR/GBP si attesta a 0,7806, con un’impennata dell’1,02% dopo aver segnato il massimo di 0,7836 prima dei dati.
La sterlina è andata sotto forte pressione alla vendita dopo la decisione shock del sindaco di Londra Boris Johnson di appoggiare la campagna per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
La decisione viene considerata un duro colpo sferrato alla campagna del primo ministro David Cameron per restare nell’UE.
Intanto, il dollaro continua a salire contro le altre principali valute grazie alla ripresa del prezzo del greggio e dei titoli azionari che incoraggia la propensione al rischio.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,64% a 97,24.
La richiesta del dollaro continua ad essere sostenuta dai dati di venerdì che hanno mostrato che l’inflazione core USA è salita al tasso più veloce di quattro anni a gennaio alimentando le aspettative di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve quest’anno.