Investing.com - Il dollaro si riavvicina al massimo degli ultimi quattro anni e mezzo contro le altre principali valute questo venerdì, supportato dai dati positivi statunitensi, mentre i commenti del Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi hanno ridotto la propensione al rischio.
Il cambio USD/JPY ha toccato il minimo di 117,36 prima di attestarsi a 117,67, giù dello 0,43% sulla giornata dal momento che gli investitori hanno bloccato i profitti dopo la recente impennata del biglietto verde al massimo degli ultimi sette anni contro la valuta nipponica.
Il dollaro è rimasto supportato dopo le dichiarazioni di ieri della Federal Reserve Bank di Philadelphia, secondo cui l’indice manifatturiero è schizzato al massimo degli ultimi 21 anni di 40,8 da 20,7 di ottobre.
I dati hanno mostrato inoltre che le vendite di case esistenti sono aumentate al massimo degli ultimi 13 mesi ad ottobre.
Tuttavia, nel report del Dipartimento per il Lavoro USA si legge che il numero delle nuove richieste di sussidio di disoccupazione si è ridotto meno del previsto nella settimana terminata il 15 novembre, scendendo di 2.000 unità a 291.000, dal totale rivisto della settimana precedente di 293.000 unità.
La richiesta del biglietto verde è stata incoraggiata inoltre dai verbali del vertice della Federal Reserve che hanno mostrato che i funzionari considerano la ripresa economica abbastanza forte da poter contrastare le minacce alla crescita, sebbene la banca non abbia indicato la tempistica dell’aumento dei tassi.
La coppia EUR/USD ha toccato il minimo della seduta di 1,2448 per poi attestarsi in calo dello 0,72% a 1,2450.
La moneta unica è andata sotto pressione dopo le parole di oggi del Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, che ha ribadito che la banca sarà pronta ad agire in caso di inflazione bassa persistente.
Draghi ha mostrato apprensione per l’indebolimento della crescita nella zona euro ed ha dichiarato che nei prossimi mesi non sono previsti miglioramenti.
Il Presidente della BCE è intervenuto durante il ventiquattresimo Congresso europeo dei banchieri dal titolo "Reshaping Europe", tenutosi a Francoforte.
Dopo i commenti di Draghi, l’euro si è staccato dal massimo degli ultimi sei anni toccato ieri contro lo yen, con la coppia EUR/JPY che crolla dell’1,12% a 146,55.
La sterlina scende contro il dollaro, con il cambio GBP/USD giù dello 0,25% a 1,5652, su dal minimo di 1,5634.
La sterlina si è indebolita dopo la pubblicazione del report dell’Ufficio Nazionale di Statistica britannico, che ha rivelato un aumento di 7,05 miliardi di sterline dei prestiti netti al settore pubblico ad ottobre, dopo l’incremento rivisto di 10,57 miliardi di sterline il mese precedente.
Gli analisti avevano previsto un aumento di 6,90 miliardi di sterline.
La coppia USD/CHF sale dello 0,75% a 0,9655, mentre il cambio EUR/CHF è pressoché invariato vicino al minimo di 26 mesi di 1,2024, non lontano dal tetto del tasso di cambio di 1,20 fissato dalla Banca Nazionale Svizzera.
Il franco svizzero è salito contro l’euro nelle ultime sedute in vista del voto previsto per fine mese che potrebbe spingere la SNB ad aumentare le riserve auree, decisione che potrebbe limitare la capacità di bloccare il valore del franco contro la moneta unica.
Il cambio AUD/USD sale dello 0,16% a 0,8634 e la coppia NZD/USD è stabile a 0,7866, mentre il cambio USD/CAD è in salita dello 0,13% a 1,1318.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,46% a 88,11, non lontano dal massimo di oltre quattro anni di 88,36 segnato la scorsa settimana.