di Elvira Pollina e Valentina Consiglio
MILANO/ROMA (Reuters) - L'Italia si avvia a chiudere quest'anno con la crescita migliore dal 2010 ma i numeri diffusi su mercato del lavoro e prezzi al consumo evidenziano ancora i sintomi di un'economia che stenta prendere slancio contando sulle proprie forze.
Per quanto riguarda l'inflazione, l'indice nazionale dei prezzi al consumo Nic ha frenato a +0,9% su anno a novembre da +1,0% di ottobre, mentre le attese degli economisti convergevano su +1,1%.
Si tratta, sottolinea Istat, della terza frenata mensile consecutiva, accompagnata da un rallentamento dell'inflazione di fondo, cioè al netto di energetici e alimentari freschi, che su base annua è scesa a 0,4% da 0,5% di ottobre.
Nella media d'anno, secondo Loredana Federico, economista di UniCredit (MI:CRDI), l'inflazione italiana dovrebbe attestarsi a 1,2% dopo la marginale flessione dei prezzi registrata nel 2016 per la prima volta dal 1959.
L'inflazione armonizzata ai parametri europei è rimasta stabile a 1,1% su anno, mentre nella zona euro a novembre i prezzi al consumo sono saliti di 1,5% da 1,4% di ottobre, un decimo inferiore alle attese. Nel blocco della valuta unica l'inflazione di fondo è rimasta ferma a 1,1%.
La staticità di quest'ultima, probabilmente, indurrà la Banca centrale europea ad evitare fughe in avanti nella riduzione dello stimolo monetario, nonostante all'interno del consiglio il dibattito, alla luce del rafforzamento della crescita, presumibilmente prenderà vigore nei prossimi mesi.
"Continuiamo ad ipotizzare che l’inflazione di fondo aumenterà molto lentamente e che la Bce perseguirà pertanto un piano di uscita estremamente cauto", scrive Nicola Nobile, economista di Oxford Economics, in una nota di commento al dato.
MERCATO DEL LAVORO ITALIANO FERMO IN OTTOBRE
Tornando all'Italia, per quanto riguarda il mercato del lavoro, i dati Istat di ottobre certificano una sostanziale stabilità.
Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile a 11,1%, come da attese, a fronte di variazioni congiunturali trascurabili del numero di occupati, disoccupati e inattivi rispetto a settembre.
"La creazione di occupazione si è fermata, ma abbiamo davanti una fase di crescita economica, quindi ritengono che la crescita dell'occupazione riprenderà", prevede Federico, secondo cui il tasso di disoccupazione, nella media di quest'anno il tasso di occupazione dovrebbe attestarsi a 11,3% per scendere poco sotto l'11% nel 2018.
Tale lentezza è imputabile anche alla continua riduzione del numero di inattivi, che in parte poi vanno a confluire nella platea dei disoccupati.
Nel confronto su base tendenziale il miglioramento è comunque evidente: rispetto ad ottobre 2016 gli occupati sono cresciuti di 246.000 unità (+1,1%) e i disoccupati sono calati di 140.000 unità (-4,6%). La platea degli inattivi si è ridotta di 183.000 unità (-1,4%).
Nella zona euro, comunque, a novembre il tasso di disoccupazione è sceso a 8,8% da 8,9% di settembre, allargando lievemente il gap creatosi negli anni dla crisi.
NUOVI CONTRATTI SOPRATTUTTO A TERMINE
Tornando al mercato del lavoro italiano, per quanto riguarda la tipologia di contratti, si conferma la predilezione delle imprese per le assunzioni a termine: i dipendenti a tempo determinato su base mensile sono cresciuti di 17.000 unità su mese e di 350.000 unità su anno.
Gli assunti a tempo indeterminato, tramite la tipologia contrattuale introdotta dal Jobs Act, provvedimento bandiera del Partito democratico, che ha eliminato per i nuovi assunti l'obbligo di reintegro in caso di licenziamento illegittimo e ridotto gli oneri di licenziamento a carico dell'impresa sono cresciuti di appena 39.000 unità rispetto a novembre 2016.
Quest'anno, gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni, che avevano dato una spinta considerevole ai contratti a tempo indeterminato nel 2015-2016, sono stati parzialmente confermati solo per l'assunzione di disoccupati nel Mezzogiorno.
Nel trimestre agosto-ottobre gli occupati a tempo indeterminato hanno registrato addirittura una flessione di 14.000 unità rispetto al trimestre precedente.
"Credo che le imprese abbiano sfruttato gli incentivi per assumere a tempo indeterminato negli anni scorsi e, soprattutto nel settore dei servizi, abbiano optato per assunzioni a tempo determinato, restando prudenti anche in una fase economica migliore delle attese, che le ha forse un po' sorprese ", commenta Federico.
PIU'OCCUPATI OVER 50, GIOVANI AL PALO
Per quanto riguarda le classi di età, la crescita degli occupati più consistente rispetto ad ottobre 2016 (+340.000,+4,3%) si registra tra i 50-64enni, per effetto dell'innalzamento del'età pensionabile , mentre tra 25-34enni l'aumento è stato appena di 11.000 unità, pari allo 0,3%.
Proprio alla fascia under 30 sono destinate le risorse previste per l'anno prossimo dalla Legge di Bilancio 2018, attualmente all'esame del Parlamento, al fine di incentivare nuove assunzioni tramite sgravi contributivi.