MILANO (Reuters) - Resta pochi decimi sopra lo zero l'aumento dei prezzi al consumo in Italia a novembre, spia della perdurante fase della debolezza dell'economia, oltre che dalle pressioni al ribasso legate al crollo dei prezzi del petrolio.
Secondo i dati preliminari diffusi stamane da Istat, a novembre l'indice nazionale dei prezzi al consumo ha segnato un aumento tendenziale di 0,2% a perimetro annuo, mentre le attese erano per un incremento di 0,1%, identico a quello segnato a ottobre.
In linea al dato nazionale, l'indice Ipca armonizzato ai parametri europei, rimasto a 0,2%, come da attese. Appena superiore l'andamento dei prezzi nella zona euro, dove l'inflazione tendenziale, sempre a novembre, ha frenato allo 0,3% dallo 0,4%, comuqnue ai minimi da 5 anni.
"I dati ci restituiscono lo spaccato di un'economia che fatica a trovare un motore di ripresa, e si sta trascinando in un limbo tra stagnazione e recessione", commenta Paolo Pizzoli, economista di Ing, riferendosi all'Italia, che si appresta a chiudere il terzo anno consecutivo contrassegnato da una caduta del Pil.
Guardando all'inflazione, gli economisti sottolineano come la stabilità dell'indice core, ovvero quello che non tiene conto delle componenti più volatili, in testa quella energetica, segnali un certo ancoraggio delle aspettative. "E' stabile da qualche mese a 0,5%, non è escluso che possa frenare nei prossimi mesi, ma al momento la dinamica dell'inflazione è influenzata da componenti esterne", sottolinea Loredana Federico UniCredit, secondo cui questo elemento sarà tenuto in conto dalla Bce nel valutare la tempistica e la portata di misure non convenzionali mai tentate in precedenza, quali il quantitative easing allargato ai titoli di Stato. Anche nella zona euro l'inflazione core è rimasta stabile a 0,7%.
(Elvira Pollina)