di Elvira Pollina e Valentina Consiglio
MILANO/Roma (Reuters) - L'economia italiana ha mantenuto all'inizio dell'anno lo stesso ritmo di crescita congiunturale osservato negli ultimi tre mesi del 2017, nonostante il contributo nullo dell'industria anticipato dai numeri della produzione, suonati come campanello d'allarme facendo temere un rallentamento del Pil.
Secondo i dati preliminari diffusi da Istat, tra gennaio e marzo il Pil è cresciuto dello 0,3% su base trimestrale, replicando l'espansione osservata nel trimestre precedente, in linea alle mediana delle stime degli economisti.
A perimetro annuo, anche in questo caso come previsto dagli analisti, il ritmo di crescita si attesta a 1,4% da 1,6% del quarto trimestre.
"Verosimilmente c'è stato un apporto della domanda interna e sarà interessante capire quale sia stato l'apporto degli investimenti e valutare il peso delle scorte, che nel trimestre precedente sono scese molto", commenta Paolo Pizzoli, economista di Ing.
Istat, comuqnue, osserva come la dinamica della crescita negli ultimi trimestri confermi un rallentamento rispetto a quella registrata nella prima parte del 2017, quando il Pil è cresciuto in media intorno a 0,4%.
In linea di massima il quadro resta comunque di relativa tenuta e compatibile, secondo Pizzoli, con una crescita media del Pil di 1,4% nel 2018, mentre il governo uscente ha confermato per quest'anno una previsione di 1,5%, in linea al risultato dell'anno scorso, il migliore dal 2010.
"Alla luce dei dati della produzione molto deboli, tutto sommato si può dire che l'anno non sia partito male", conferma Fedele De Novellis, economista di Ref. La variazione acquisita del Pil per il 2018 è pari a +0,8%.
RISCHI
I rischi al ribasso tuttavia non mancano e sono legati principalmente all'evoluzione della disputa commerciale tra Stati Uniti ed Unione europea, che a detta degli economisti rappresenta l'incognita principale.
Altro elemento di incertezza lo stallo politico, che non ha ancora trovato uno sbocco dopo le elezioni del 4 marzo e potrebbe condurre a un ritorno alle urne.
Una situazione che però al momento non sembra innervosire più di tanto i mercati finanziari -- lo spread Btp/Bund a 10 anni viaggia in area 118 punti base, poco oltre i minimi da settembre 2016 -- grazie allo stimolo monetario garantito dalla Banca centrale europea.
Quest'ultima, peraltro, potrebbe essere indotta ad adottare una maggior prudenza nell'avviare il percorso di rientro dalle misure di stimolo, considerato che la fase di assestamento della congiuntura riguarda l'intera zona euro, che comunque conferma avere uno slancio maggiore rispetto all'Italia.
Nel primo trimestre, infatti, secondo i dati Eurostat, il blocco della valuta unica ha registrato un'espansione congiunturale del Pil di 0,4%, di tre decimi inferiore a quello osservato nel trimestre immediatamente precedente. A perimetro annuo, la crescita è passata a 2,5% da 2,8% del quarto trimestre.