Di Chiara Santilli
Ad aprile l’indice dei prezzi britannico scende al 2,1%, al minimo dal 2021 ma meno delle attese. Preoccupano soprattutto il dato core e quello dei servizi. Per gli analisti, il taglio dei tassi slitta a dopo l’estate
Doccia fredda per i mercati dall’inflazione del Regno Unito. Ad aprile l’indice dei prezzi britannico è sceso al 2,3% su base annua dal precedente +3,2%, meno del 2,1% atteso dagli analisti. Stessa dinamica su base mensile, con un calo dallo 0,6% allo 0,3% a fronte di previsioni focalizzate su uno 0,2%. Nonostante si tratti del dato più basso da luglio 2021, per gli investitori la rilevazione risulta comunque deludente e allontana l’ipotesi di un primo taglio dei tassi da parte della Bank of England. Le probabilità di una riduzione a giugno sono infatti subito crollate dal 50% della vigilia al 18%. E ora gli analisti guardano alla fine dell’estate.
Preoccupano l’indice core e l’inflazione dei servizi
A preoccupare, in particolare, sono due dati. Quello core, che è sceso al 3,9% annuo, dal +4,2% di marzo e contro il 3,6% atteso, e allo 0,9% mensile, riflettendo persistenti pressioni sui prezzi. Ma soprattutto l’inflazione dei servizi, calata solo al 5,9% (dal 6,0%), meno del 5,5% previsto dal consensus e dalla stessa BOE. A questo si aggiungono poi i recenti dati sul mercato del lavoro che hanno mostrato come la crescita dei salari del settore privato, esclusi i bonus, si sia attenuata solo marginalmente nel primo trimestre. Il principale timore di Andrew Bailey e colleghi è proprio che l’aumento delle retribuzioni, che costituisce gran parte del tasso d’inflazione nel settore dei servizi, possa sostenere le pressioni sui prezzi in tutta l’economia.
Rishi Sunak, primo ministro del Regno Unito
La banca centrale, a margine dell’ultimo meeting, ha aperto chiaramente all’avvio di un allentamento in estate per ridare ossigeno a una crescita economica da tempo asfittica. E i tagli sono attesi con ansia soprattutto del governo conservatore di Rishi Sunak, indietro nei sondaggi in vista delle elezioni. Lo stesso premier ha definito i dati di aprile come “un momento importante” e un segnale di “ritorno alla normalità” sul fronte dei prezzi. “Giorni più luminosi sono dinanzi a noi, ma solo se resteremo fedeli al programma di impulso all’economia, alla sicurezza, alle opportunità per ciascuno”, ha detto. Decisamente più fredda si è mostrata invece l’opposizione laburista di Keir Starmer, favorita nei sondaggi, che per bocca della cancelliera dello Scacchiere ombra, Rachel Reeves, ha sostenuto che la crisi non è ancora superata e che i Tories non hanno alcun motivo “per stappare lo champagne e cantare vittoria”.
La view dei gestori
"L’inflazione nel Regno Unito è scesa bruscamente in aprile, grazie soprattutto alla riduzione di gas ed elettricità. Ma il dato è stato comunque deludente, in quanto sia la misura della crescita dei prezzi headline che quella core sono scese meno rispetto alle attese”, commentano gli analisti di Ebury. A loro parere, il report solleva nuovi dubbi sulla tempistica dei tagli dei tassi: con un’inflazione dei servizi ancora elevata, la situazione non è esattamente confortevole per l’istituto centrale. E la sua recente svolta dovish appare ormai un po’ fuori luogo. “Le probabilità di un ulteriore prolungamento della pausa sono aumentate al punto che il mercato considera l’allentamento di giugno decisamente precoce e ci si domanda se la BOE si asterrà almeno fino all’estate inoltrata, o addirittura oltre. I mercati non si aspettano un taglio prima di novembre”, osservano da Ebury. Facendo notare come tutto questo abbia spinto la sterlina verso l’alto, consentendole di superare il dollaro USA e di diventare la valuta del G10 con la migliore performance di quest’anno.
Anche Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, focalizza l’attenzione sul calo marginale dei prezzi registrato dal settore dei servizi. “Anche se i dati di oggi sono in generale incoraggianti, il livello elevato dell’inflazione nel terziario peserà sulle decisioni della Bank of England in materia di tassi”, afferma. Visione, quella dell'esperto, che si traduce nella prospettiva di uno slitta lamento della data in cui avverrà il primo taglio”.
Secondo Stephen Payne, portfolio manager di Janus Henderson, con gli investitori che ora ritengono più probabile un taglio a settembre o novembre, i rendimenti dei Gilt saliranno e il mercato azionario subirà un rimaneggiamento nel breve termine. Ma l’esperto sottolinea che comunque l’inflazione è scesa in maniera significativa: dalla doppia cifra a un margine di errore d’arrotondamento rispetto all’obiettivo del 2%. E per questo conclude che “non si tratta più di chiedersi ‘se’, ma piuttosto di domandarsi ‘quando’. Perché nel momento in cui i tagli dei tassi nel Regno Unito arriveranno, sarà una buona notizia per l’economia e i mercati britannici”.
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