ROMA (Reuters) - La vicenda dell'ammanco nei rimborsi M5s al fondo per il microcredito mostra come il movimento sia come gli altri partiti, e può capitare che vi siano al suo interno anche persone disoneste.
Lo ha detto il leader Pd, Matteo Renzi, secondo il quale il punto fondamentale è capire chi tra i candidati 5 stelle alle prossime elezioni ha truffato in modo che i cittadini sappiano chi voteranno il 4 marzo.
I parlamentari M5s versano metà dell'indennità base (10.385,31 euro mensili al Senato e 10.435 alla Camera) al Fondo per il microcredito. Finora al fondo sono arrivati oltre 23 milioni andati a circa 7.000 piccole e micro imprese.
Secondo un'inchiesta de Le Iene, alcuni parlamentari si sarebbero ripresi le somme che ufficialmente avevano restituito. L'ammanco sarebbe di circa 1 milione di euro.
"La vicenda in sé non è importante per i denari che mancano, il problema è che i 5 stelle da 6 anni ci fanno la morale sul fatto che loro restituiscono dei soldi, e siccome ci sono delle truffe acclarate chi ha responsabilità dica come stanno le cose", ha detto Renzi a radio Rtl 102.5.
"Ogni giorno il candidato premier grillino, Luigi Di Maio, dice: questo non è dei nostri ma nella scheda elettorale ci sono loro", ha aggiunto Renzi citando Andrea Cecconi e Carlo Martelli, in odore di espulsione per la vicenda dei mancati rimborsi.
Nella vicenda sarebbe coinvolto anche Danilo Toninelli che, in una nota, rivendica di avere "restituito metà del mio stipendio dal marzo del 2013 ad oggi fino all'ultimo centesimo".
"Un cittadino che vuole votare 5 stelle ha dei nomi e se vota 5 stelle elegge quelli che loro stessi definiscono scrocconi e truffatori".
Ieri Di Maio ha parlato di "mele marce che non inficeranno l'iniziativa [dei rimborsi] che solo il movimento" ha portato avanti.
"Loro si sono presentati come diversi dagli altri e sono come tutti gli altri", ha concluso Renzi.