HUA HIN, Thailandia/ROMA (Reuters) - Una serie di esplosioni ha colpito tre delle più popolari località turistiche nel sud della Thailandia tra ieri e oggi, provocando due morti e decine di feriti, tra cui due italiani che risultano comunque fuori pericolo.
Le autorità thailandesi escludono comunque che si tratti di terrorismo internazionale a opera di gruppi militanti.
Due esplosioni sono avvenute questa mattina a Hua Hin, località a circa 200 km a sud di Bangkok, poche ore dopo lo scoppio di altre due bombe che hanno provocato la morte di due persone e il ferimento di altre 21 in nottata.
A Hua Hin si trova il palazzo reale Klai Kangwon, dove spesso risiedono il re Bhumibol Adulayadej e la moglie Sirikit. Oggi è peraltro festa in Thailandia, per il compleanno della regina.
Le esplosioni di oggi hanno provocato un morte e tre feriti, ha detto la polizia.
Altri quattro piccoli ordigni sono esplosi a Patong e a Phang Nga, località turistiche sull'isola di Phuket. Solo a Patong si è registrato un ferito, che non è in gravi condizioni.
I due italiani feriti nelle esplosioni di questa notte, ha detto il ministero degli Esteri, sono il 21enne Lorenzo Minuti e il 51enne Andrea Tazzioli. Il primo è stato medicato e poi dimesso dal pronto soccorso, il secondo è ancora ricoverato ma non è in pericolo di vita.
A Hua Hin è presente personale dell'ambasciata italiana di Bangkok. L'Unità di crisi sta anche verificando se altri italiani siano rimasti coinvolti nelle successive esplosioni.
Complessivamente sono nove gli stranieri rimasti feriti negli attentati.
La polizia ritiene che le esplosioni non siano legate al terrorismo internazionale ma siano azioni di sabotaggio locali.
Gli attentati giungono qualche giorno dopo il referendum sulla nuova costituzione, fortemente sostenuto dall'esercito e approvato ad ampia maggioranza. Nella zona sud del paese asiatico, a maggioranza musulmana e teatro negli anni scorsi di una sanguinosa insurrezione, ha prevalso però il no. Ma le zone turistiche oggetto oggi degli attacchi sono lontane dalle abituali aree di conflitto.
(Prapan Chankaew)