SHANGHAI (Reuters) - La Cina ha rafforzato lo yuan per la seconda seduta consecutiva, una mossa finalizzata a cancellare i timori riguardanti una caduta libera della valuta ma che, paradossalmente, ha provocato un indebolimento dei mercati azionari, spaesati e incapaci di interpretare le politiche di Pechino.
I passi falsi delle autorità cinesi hanno alimentato le preoccupazioni dei mercati globali; in particolare, si teme che Pechino non riesca a mantenere salde le redini della politica economica.
Il deprezzamento dell'1,5% dello yuan dall'inizio dell'anno, che ha fatto seguito ad un indebolimento del 4,7% nel 2015, ha provocato l'allarme dei paesi concorrenti sul piano commerciale, che paventavano l'avvio di una serie svalutazioni competitive.
Uno yuan più robusto potrebbe aiutare a stemperare queste paure ma, in realtà, il risultato è stato spingere gli investitori a tornare a vendere azioni cinesi.
L'indice Shanghai Composite e l'indice CSI300 hanno chiuso in calo di oltre cinque punti percentuali, performance che va a sommarsi al ribasso del 10% registrato la settimana scorsa.
La Banca Popolare di Cina ha fissato il punto centrale dello yuan a 6,5626 per dollaro, in crescita rispetto al cambio non ufficiale di venerdì scorso : 6,5938.
Gli analisti si aspettavano un punto medio pari a 6,5860.
La banca centrale di Pechino, dopo otto correzioni consecutive al ribasso dello yuan, venerdì scorso ha improvvisamente cambiato direzione, disorientando gli investitori.
"Segnali differenti sulla politica dei cambi hanno spiazzato i mercati, e non crediamo che a breve termine tornerà la calma", scrive Paul Mackel, responsabile mercati emergenti di Hsbc in una nota. "In questo contesto, ci aspettiamo un tasso di volatilità elevato dello yuan, mentre le pressioni per deprezzarlo sono destinate a restare forti".
Lo spot yuan stamattina si è rafforzato a 6,5847, mentre lo yuan offshore ha guadagnato bruscamente, portandosi a 6,6614, con un restringimento dello spread al di sotto dell'1,2%".
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