MILANO (Reuters) - Confortanti gli ultimissimi numeri Istat sullo stato di salute della congiuntura: nel primo trimestre l'Italia si lascia alle spalle la recessione tecnica che ha segnato pesantemente la seconda parte dell'anno scorso, e migliore del previsto anche la statistica sul mercato del lavoro.
Il triplice appuntamento di questa mattina ha messo in evidenza in prima battuta l'inatteso calo del tasso di disoccupazione di marzo, [nR1N1TG02L] seguito dall'inflazione di aprile che non riparte, ma soprattutto dalla statistica migliore delle aspettative sul Pil dei tre mesi al 31 marzo, cresciuto a ritmo di 0,2%.
Non possono che essere positive le reazioni da parte del governo, specie in una fase politicamente delicata come quella attuale che vede il continuo attrito tra gli alleati di maggioranza in un clima di aperta campagna elettorale, a meno di un mese dal voto europeo.
Secondo ministro dell'Economia Giovanni Tria, dopo i numeri Istat la previsione di 0,2% sulla crescita 2019 contenuta nel Def potrebbe essere raggiunta e persino superata, "se il contesto internazionale sarà moderatamente favorevole".
Soltanto questa mattina, in un'intervista al 'Fatto Quotidiano', il ministro avvertiva però che per l'esecutivo non è possibile ridurre le tasse e insieme la spesa senza rimodulare l'Iva.
"L'economia italiana è uscita dalla recessione a inizio 2019, mettendo a segno anzi una crescita superiore al previsto. E' probabile che il trimestre corrente possa essere meno dinamico, ma il minimo del ciclo sembra ormai alle spalle" sintetizza una nota dell'ufficio studi Intesa Sanpaolo (MI:ISP) a cura di Paolo Mameli.
Unico rischio, aggiunge l'economista, il possibile "ritorno di tensioni sui mercati finanziari durante la sessione di bilancio autunnale nel caso in cui il budget 2020 non dovesse rassicurare pienamente gli investitori".
Per il momento, il mercato ha accolto favorevolmente la decisione di Standard & Poor's, che venerdì sera ha mantenuto invariato il proprio giudizio -- 'BBB' con outlook negativo --sul merito di credito sull'emittente sovrano Italia.
Alla luce anche degli incoraggianti dati sulla produzione industriale di febbraio, sia Banca d'Italia sia Confindustria parlavano di scenario ancora incerto ma avevano anticipato che si potesse ritenere chiusa la fase recessiva.
Detto questo, la dinamica del Pil italiano dei primi tre mesi dell'anno va decisamente ridimensionata nel confronto con il progresso di 0,3% dell'economia francese, per non menzionare lo 0,7% di quella spagnola.