di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Per Massimo D'Alema è una questione "sentimentale". In realtà lo scontro interno al Pd, tra Matteo Renzi e la sua ampia maggioranza da una parte e la sinistra interna dall'altra, è tutto politico e pesa su ogni tema al centro del dibattito.
La minoranza ha da ridire su tutto ed è anche divisa al suo interno: dalle posizioni più estremiste, vicine ai fuoriusciti Pippo Civati e Stefano Fassina, ora espresse da apolidi come Corradino Mineo e Massimo Mucchetti, a quelle più tradizionali di Gianni Cuperlo e Roberto Speranza, con un padre nobile rappresentato dall'ex segretario Pier Luigi Bersani.
Gli anti renziani si mettono di traverso su ogni tema sul tappeto: minacciano di bloccare a palazzo Madama la riforma del Senato, si dichiarano contrari al taglio generalizzato delle tasse sulla prima casa, contestano i decreti attuativi del Jobs act... Lo scontro si sta ravvivando persino sul candidato sindaco per le comunali di Milano del prossimo anno: Sel e sinistra Pd vorrebbero avere un proprio candidato sulla scia dell'uscente Giuliano Pisapia, mentre i renziani puntano su un volto moderato alla Giuseppe Sala.
Il cuore del dibattito politico alla ripresa post vacanziera si gioca tutto su questo scontro interno e si guarda in controluce ad ogni più piccolo spostamento nel Pd, a iniziare dai dibattiti alla festa dell'Unità di Milano.
Renzi non ha una solida maggioranza al Senato e dovrà riuscire a rendere innocua la minoranza interna se vorrà proseguire con foga il suo percorso di riforme.