Ue, Paesi ancora divisi su legge contro pedopornografia online

Pubblicato 09.10.2024, 21:44
Aggiornato 09.10.2024, 22:05
© Reuters.  Ue, Paesi ancora divisi su legge contro pedopornografia online

I ministri dell'Ue sembrano destinati a non raggiungere ancora una volta la tanto attesa posizione comune sul regolamento relativo al materiale sugli abusi sessuali sui minori durante la riunione del Consiglio Giustizia e Affari interni di giovedì, ritardando ulteriormente l'apertura dei negoziati con il Parlamento e la Commissione.

Lo scenario è ormai familiare: un accordo con una maggioranza risicata sembra essere a portata di mano, viene programmato un voto e poi, all'ultimo minuto, tutto crolla.

Originariamente proposto nel 2022, i negoziati sulla bozza di regolamento sono stati segnati da divisioni tra gli Stati membri e il Parlamento europeo, in particolare per quanto riguarda la misura in cui la soluzione potrebbe minare la crittografia end-to-end, una tecnologia in cui solo il mittente e il destinatario possono leggere i messaggi.

Persistono i timori che la proposta possa violare le libertà civili e consentire una sorveglianza di massa.

Nell'ultima versione della proposta della presidenza ungherese, è stato escluso l'uso dell'intelligenza artificiale per individuare nuove immagini e video, fino a quando non saranno sviluppate nuove tecnologie più sicure. Tuttavia, questo compromesso è ancora insufficiente per raggiungere l'unanimità.

Le posizioni nell'Unione Europea

Affinché la proposta venga approvata, è necessario che almeno 15 dei 27 Stati membri, che rappresentano almeno il 65 per cento della popolazione dell'Ue, la sostengano.

Secondo le fonti, mentre 19 Paesi sembrano essere favorevoli, essi rappresentano solo il 45-63 per cento della popolazione (con le posizioni di Portogallo e Italia non del tutto chiare).

Nel frattempo, la posizione della Repubblica Ceca è instabile. Callum Voge, direttore degli affari governativi e dell'advocacy di Internet Society, ha dichiarato a Euronews che il cambio di governo, che non comprende più il membro del Partito Pirata Ivan Bartoš, che si era opposto al Csam e che è stato ministro della Digitalizzazione fino al 30 settembre, ha reso la posizione ceca imprevedibile.

"La posizione ceca non è chiara perché finora il Paese è stato molto diviso", ha spiegato Voge, che ha sede a Praga, "La Repubblica Ceca è un Paese che dobbiamo tenere d'occhio di sicuro".

Diversi Paesi che erano stati ambigui hanno chiarito le loro posizioni. La Finlandia, ad esempio, ha espresso il proprio sostegno alla proposta la scorsa settimana, una mossa criticata su X dall'europarlamentare finlandese Aura Salla (Ppe), ex lobbista di Meta, nonostante provengano dalla stessa famiglia politica.

D'altra parte, i Paesi Bassi, divisi al loro interno a causa della loro coalizione, hanno annunciato il 1° ottobre in una lettera pubblica che si sarebbero astenuti dal voto. Questo annuncio ha indotto la presidenza ungherese a ritardare il voto, inizialmente previsto per il 2 ottobre.

Tuttavia, la posizione dei Paesi Bassi si basa sull'attuazione degli ordini di rilevamento, che attualmente non garantiscono la sicurezza dei cittadini. Un diplomatico dell'Ue ha indicato che l'Aia rimane aperta alla discussione, ma esige garanzie di sicurezza.

Dalla privacy online ai problemi di sicurezza

La posizione olandese si basa in parte sul parere negativo dei servizi di sicurezza e di intelligence olandesi sulle misure proposte dal regolamento Csam.

"La situazione che ne deriva è considerata dall'Aivd un rischio troppo grande per la nostra resilienza digitale. L'applicazione di ordini di rilevamento ai fornitori di comunicazioni criptate end-to-end comporta un rischio di sicurezza troppo elevato per la nostra resilienza digitale", ha scritto.

A questa conclusione fa eco l'Ong Internet Society che, in un rapporto sui rischi di aggirare la crittografia end-to-end, sottolinea la vulnerabilità introdotta da tali violazioni.

Il rapporto avverte che soggetti malintenzionati potrebbero sfruttare questo accesso a contenuti sensibili, come il materiale pedopornografico, contrastando potenzialmente gli sforzi per ridurne la diffusione.

In una lettera aperta pubblicata questa settimana e firmata da 357 scienziati e ricercatori nel campo delle telecomunicazioni e della sicurezza provenienti da 34 Paesi, essi affermano che "la proposta rimane inaccettabile, le soluzioni tecnocentriche basate sulla sorveglianza sono una pessima opzione per combattere la diffusione del Csam".

Si raccomanda invece di investire in approcci che si sono già dimostrati efficaci nel ridurre gli abusi sui minori.

I prossimi passi

Un diplomatico dell'Ue ha dichiarato ai giornalisti che un compromesso potrebbe ancora essere raggiunto alla riunione del Consiglio di dicembre. I sostenitori del progetto di legge sperano di ottenere l'approvazione entro quella data, dato che la Polonia, che si oppone alla scansione dei messaggi, assumerà la presidenza del Consiglio a gennaio.

L'attuale Commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson (Svezia), è stata una forte sostenitrice della proposta. L'udienza di conferma del suo successore, l'austriaco Magnus Brunner, prevista per il mese prossimo, fornirà chiarimenti sulla sua volontà di avanzare sul dossier.

Una bozza di domande scritte della commissione Libe fa riferimento alla proposta: "Come pensate di sbloccare la proposta sugli abusi sessuali sui minori online per garantire che il suo obiettivo principale di protezione dei minori sia raggiunto e che le preoccupazioni sulla salvaguardia del diritto alla privacy siano affrontate? Se non dovesse esserci un regolamento su questo dossier prima che la seconda proroga del regolamento provvisorio scada il 3 aprile 2026, come intendete procedere per evitare il vuoto legislativo?".

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