Dall’ultimo governo Berlusconi ai giorni delle consultazioni di Mario Draghi, il differenziale tra Btp e Bund tedeschi ha vissuto delle vere e proprie montagne russe
Sono passati ormai dieci anni da quando la parola “spread” è entrata a far parte del vocabolario degli italiani. Subito additato come simbolo del potere dell’economia sulla sovranità del Paese, il differenziale tra Btp e Bund tedeschi è diventato nel corso del tempo uno strumento utile a fotografare la situazione politico-economica dell’Italia. Durante le consultazioni avviate da Mario Draghi per formare un nuovo governo lo spread è sceso sotto quota 100 punti base, come non accadeva dal 2015, ma in questi anni è stato vicino anche ai 600.
L’ULTIMO GOVERNO BERLUSCONI
Luglio 2011. L’ultimo governo Berlusconi approva la manovra correttiva da 24 miliardi di euro con la quale si propone di raggiungere il pareggio di bilancio in tre anni. I mercati europei nel frattempo sono alle prese con la crisi del debito sovrano. Cinque giorni dopo l’approvazione della finanziaria, lo spread tocca i 112 punti base. La fiducia degli investitori sulla capacità dell’Italia di pagare i propri debiti comincia a traballare. Il 5 agosto Bce e Bankitalia chiedono al governo di anticipare il pareggio di bilancio al 2013 e il differenziale tra Btp e Bund schizza a 400 punti, che diventano 575 il 9 novembre. Il crollo dei mercati europei schiaccia Berlusconi, che annuncia le proprie dimissioni...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge