Swetha Ramachandran (GAM Investments) ritiene che possa riemergere la polarizzazione delle performance dei diversi brand del lusso osservata prima del Covid-19
Anche nel settore lusso si aspettavano con trepidazione i dati del secondo trimestre per misurare l’entità della crisi di vendite causata dal lockdown globale. E hanno certificato che si è trattato del peggior periodo di sempre per i marchi del settore, con la chiusura dei negozi in tutto il mondo in modo abbastanza uniforme in tutta l’Europa occidentale e in Nord America, con poche variazioni tra i marchi più forti e quelli più deboli. Certo qualche differenza si è notata tra i brand che vantavano una presenza nel campo dell’e-commerce abbastanza solida: per esempio Gucci ha registrato un calo delle vendite del 41%, mentre il marchio Ferragamo (MI:SFER), notevolmente più debole, ha registrato un calo del 52%.
È UNA CRISI DELL’OFFERTA PIÙ CHE DELLA DOMANDA
Ma quali sono le prospettive per il settore? “Le aziende hanno espresso un parere abbastanza unanime sul fatto che si tratti di una crisi dell’offerta, più che della domanda”, fa sapere Swetha Ramachandran, Investment Manager del fondo GAM Luxury Brands Equity, segnalando, a tale proposito, gli esempi di Ferrari (MI:RACE) ed Hermès, il cui management ha dichiarato che la domanda è rimasta robusta, in particolare per i clienti in Nord America e in Cina...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge