Luciano Diana, gestore del fondo Pictet-Global Environmental Opportunities, analizza il tema del presunto rischio ambientale del settore sottolineando il ruolo chiave per i processi di elettrificazione
Le ingenti risorse naturali per la produzione di chip e la generazione di rifiuti tossici stanno preoccupando sempre più gli ambientalisti, che ritengono l’industria potenzialmente dannosa per il pianeta. Ma i semiconduttori sono fondamentali nella catena del valore dell’elettrificazione, dallo sviluppo delle rinnovabili allo storage in rete, alle auto elettriche e ai caricabatterie, svolgendo un ruolo essenziale nella transizione energetica e nella decarbonizzazione. Le soluzioni di tecnologie dell’informazione e comunicazione potrebbero ridurre le emissioni globali di 12 Gt di CO2 entro il 2030 e promuovere una crescita economica sostenibile nella mobilità, nella produzione, nell’agricoltura, nell’edilizia e nell’energia.
PREOCCUPAZIONI APPARENTEMENTE GIUSTIFICARE
Lo sottolinea Luciano Diana, gestore del fondo Pictet-Global Environmental Opportunities di Pictet AM in un commento che analizza la possibilità che le aziende di semiconduttori rappresentino un problema ambientale oppure invece una soluzione green, rilevando che la preoccupazione è giustificata perché i chip sono prodotti in enormi fabbriche che necessitano di grandi risorse utilizzando ogni anno ben oltre 100 miliardi di litri d’acqua e generando quasi 100 milioni di tonnellate di emissioni. Inoltre Usa ed Europa hanno in programma di investire decine di miliardi di dollari per dotarsi di una propria capacità produttiva di chip per garantirsi un approvvigionamento affidabile...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge