Secondo David Rees, Senior Emerging Markets Economist di Schroders (LON:SDR), il contesto economico è diverso da quello del periodo pandemico, ma attenzione alla crescita del prezzo del petrolio causata dalle tensioni in Medio Oriente
Le tensioni geopolitiche continuano ad essere uno dei driver principali su mercati ed economie anche nel 2024. Nelle ultime settimane l’attenzione si è spostata nel Mar Rosso, dove i ribelli Houthi hanno messo a segno decine di attacchi contro le navi che fanno rotta verso il Canale di Suez. Una rotta estremamente rilevante per le catene di approvvigionamento globali, come dimostra la decisione di Usa e Gran Bretagna (con il supporto di altri alleati) di bombardare alcune postazioni Houthi nello Yemen. Un intervento finalizzato a ripristinare la rotta più breve, evitando alle compagnie di trasporto marittimo di deviare verso l’Africa meridionale. Ma questa crisi rischia di ripercuotersi sull’inflazione e far deragliare il taglio dei tassi di interesse delle banche centrali? A rispondere è David Rees, Senior Emerging Markets Economist, Schroders.
I PROBLEMI DELLE ALTRE ROTTE COMMERCIALI
L’esperto di Schroders ricorda innanzitutto come la crisi del Mar Rosso sia arriva in concomitanza con i problemi nel Canale di Panama (dove una combinazione di siccità prodotta dai cambiamenti climatici e variazioni delle precipitazioni dovute a El Nino ha causato un abbassamento dei livelli delle acque) e con ritardi sulla rotta commerciale del fiume Reno, in Germania. Se si aggiungono le esercitazioni militari cinesi al largo di Taiwan, ecco che per le catene di approvvigionamento globali si profila il rischio di una tempesta perfetta. Eventi che, commenta Rees, evocano i problemi nelle rotte globali vissuti durante la pandemia che hanno provocato la crescita dell’inflazione e la risposta aggressiva delle banche centrali...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge