Capital Group, in un commento dell’analista valutario Jens Søndergaard, sottolinea l’ipervalutazione del biglietto verde e esamina le implicazioni di un suo indebolimento sulle principali monete a livello globale
Dai minimi del 2011 al picco di fine 2022, il dollaro è cresciuto del 45% rispetto al paniere delle valute dei mercati sviluppati ed emergenti di JP Morgan (NYSE:JPM), con una valutazione eccessiva rispetto alla maggior parte delle altre divise. Le metriche indicano un dollaro ipervalutato da diverso tempo il che però non è bastato a determinare un’inversione di tendenza a lungo termine, che necessita di uno o più catalizzatori. I flussi di portafoglio potrebbero iniziare a sostenere l’euro, mentre le politiche monetarie estreme della Banca del Giappone hanno a lungo impedito allo yen di apprezzarsi e anche un piccolo aumento dei tassi determinerebbe una progressiva diminuzione della domanda di dollari.
LO SCENARIO STA PER CAMBIARE PER L’EURO
Jens Søndergaard, analista valutario di Capital Group, osserva che negli ultimi anni, la politica di tassi negativi e l’allentamento quantitativo della BCE hanno tenuto lontani gli investitori stranieri dall’euro, ma lo scenario sta per cambiare. Se il gap dei tassi tra BCE e Fed dovesse restringersi come previsto, verrebbe meno un altro elemento della debolezza dell’euro. Gli investitori europei acquistano molte più obbligazioni straniere rispetto ai titoli europei acquistati dagli stranieri. La maggior parte degli importi disinvestiti probabilmente è stata riallocata negli USA, per la liquidità e le dimensioni del mercato...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge