MILANO (Reuters) - I giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Milano, al termine del processo di primo grado sulle presunte tangenti pagate da Eni (MI:ENI) e Saipem (MI:SPMI) per appalti in Algeria, hanno condannato l'ex presidente e AD di Saipem Pietro Tali e la società, mentre hanno assolto Eni e il suo ex-AD Paolo Scaroni.
Tali è stato condannato a quattro anni e nove mesi di reclusione e i giudici hanno inoltre disposto la confisca di 197,9 milioni a Saipem, pari all'ammontare delle presunte tangenti pagate in Algeria. Saipem è stata inoltre condannata a una multa di 400.000 euro.
"Sono felice - ha detto commentando la sentenza Scaroni - sono sempre stato sereno e ho sempre avuto fiducia nel lavoro dei giudici. Del resto questa sentenza si pone in continuità con quella di non luogo a procedere del gup di Milano che già mi aveva assolto sulla stessa vicenda".
Soddisfazione viene espressa anche da Eni che si dice "lieta che il processo abbia avvalorato gli esiti delle verifiche promosse dalla società e realizzate da soggetti terzi indipendenti sulle attività oggetto di giudizio, verifiche che escludevano già all’epoca qualsiasi coinvolgimento di Eni e del suo management in relazione a condotte illecite o corruttive".
Al centro del processo c'era il presunto pagamento di quasi 198 milioni di euro di tangenti in Algeria per far ottenere a Saipem appalti da 8 miliardi di euro e 41 milioni di euro per far ottenere a Eni l'autorizzazione del ministro dell'Energia algerino ad acquistare la società canadese First Calgary Petroleums, titolare dei diritti per lo sfruttamento di un giacimento algerino di gas, a Menzel, e far estendere la concessione di sfruttamento.
In sostanza il Tribunale ha ritenuto provata la responsabilità degli imputati per gli appalti da 8 miliardi e ha invece assolto "perché il fatto non sussiste" e "per non aver commesso il fatto" gli imputati (Eni, Scaroni e l'attuale chief upstream officer di Eni Antonio Vella) per la vicenda del giacimento di gas a Menzel.
Secondo la procura, Saipem avrebbe veicolato la tangente attraverso contratti con la Pearl Partners - società registrata a Hong Kong e controllata da un uomo di fiducia del ministro - per lavori di consulenza che secondo l'accusa la società non avrebbe mai eseguito.
I giudici -- che hanno respinto le richieste delle parti civili, la società algerina Sonatrach e l'Agenzia delle Entrate -- hanno inoltre condannato a cinque anni e cinque mesi il presunto mediatore delle tangenti, Farid Nourredine Bedjaoui, a quattro anni e nove mesi Pietro Varone, all'epoca dei fatti direttore delle attività operative di Saipem, a quattro anni e un mese Alessandro Bernini, ex-direttore finanziario di Saipem, Samyr Ouraied, fiduciario di Bedjaoui, e Omar Habour, il presunto riciclatore delle mazzette.
La procura, al termine della sua requisitoria il 26 febbraio scorso, aveva chiesto la condanna di Scaroni a sei anni e quattro mesi e di Vella a cinque anni e quattro mesi, oltre a 900.000 euro di multa per le due società.
A tutti i condannati, che dopo il deposito delle motivazioni potranno fare ricorso in appello, sono state comminate anche le pene accessorie dell'interdizione dai pubblici uffici e dell'impossibilità a contrattare con la pubblica amministrazione.
Le società hanno sempre respinto le accuse, mentre i legali di tutti gli imputati, nel corso delle arringhe difensive, hanno chiesto l'assoluzione per tutti i loro assistiti, ritenendo provata la correttezza e trasparenza dei contratti di consulenza.
(Emilio Parodi)