Investing.com - I futures Brent sono in calo per al minimo dal 2009 questo lunedì, poiché i timori per le previsioni economiche mondiali ed il loro impatto sulla domanda futura continuano a pesare sulla materia prima.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a gennaio è sceso del 3,28%, al minimo della seduta di 66,80 dollari al barile, il minimo dall’ottobre 2009, per poi attestarsi a 67,19 dollari, in calo di 1,89 dollari, o del 2,73%.
Venerdì i prezzi sono scesi di 57 centesimi o dello 0,82%, a 69,07 dollari al barile.
I dati rilasciati stamane hanno mostrato che le esportazioni cinesi hanno segnato un aumento del 4,7% rispetto allo scorso anno, contro le aspettative di un aumento del 7,9%, mentre le importazioni sono scese del 6,7%, contro le previsioni di un aumento del 3,5%.
Il surplus commerciale del paese è salito a 54,5 miliardi di dollari lo scorso mese dai 45,4 miliardi di ottobre e contro le previsioni di una lettura a 43,2 miliardi.
In Giappone i dati rivisti hanno mostrato che il prodotto interno lordo si è contratto dell’1,9% annuo, contro la stima preliminare di un calo dell’1,6%.
Su base trimestrale l’economia ha visto una contrazione dello 0,5% nel trimestre terminato a settembre, contro le aspettative di una contrazione dello 0,4%.
La banca di investimenti di Wall Street Morgan Stanley ha tagliato le previsioni dei prezzi per il greggio Brent a 70 dollari al barile dai 98 dollari al barile e per il 2016 a 88 dollari al barile dai 102.
“Senza l’intervento dell’OPEC, I mercati rischiano di diventare sbilanciati, con picchi nei livelli delle scorte nel secondo trimestre del 2015” ha dichiarato la banca in un report quest’oggi.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a gennaio è sceso di 1,38 dollari o del 2,09% a 64,47 dollari al barile, dopo aver toccato il minimo giornaliero di 64,11.
Venerdì i prezzi Nymex sono scesi di 97 centesimi, o dell’1,45%, a 65,84 dollari al barile. Il 1° dicembre prezzi hanno toccato 63,72 dollari al barile, il livello più basso dal luglio 2009.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è vicino al massimo dal marzo 2009, poiché i dati sull’occupazione decisamente postivi hanno spinto le aspettative verso un primo aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve prima del previsto.
Il prezzo del greggio solitamente scende quando la valuta statunitense si rafforza, poiché le materie prime espresse in dollari diventano più costose per i titolari di altre valute.
Il prezzo del greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra ha visto un calo di quasi il 42% da giugno, dopo l’impennata a circa 116 dollari al barile, mentre i futures del greggio WTI hanno perso quasi il 40% dal massimo di 107,50 dollari registrato a giugno.
I prezzi sono andati sotto pressione dopo che l’azienda petrolifera statale saudita ha abbassato il prezzo del greggio con consegna a gennaio al minimo degli ultimi 14 anni per le esportazioni verso USA e Asia.
La manovra sembra indicare che il regno saudita starebbe iniziando una lotta per le quote di mercato con lo scisto statunitense, più economico, dopo la decisione presa la scorsa settimana dall’OPEC di lasciare le quote di produzione invariate.
Il 27 novembre l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio ha deciso di lasciare invariati i livelli di produzione, agli attuali 30 milioni di barili, deludendo così le aspettative verso un calo della produzione da parte del cartello, nel tentativo di supportare il mercato. Intanto, si registra un boom dello scisto statunitense, che è estratto al ritmo più veloce degli ultimi 30 anni.