BRUXELLES/FRANCOFORTE (Reuters) - Tra i membri del consiglio direttivo della Banca centrale europea sta maturando un vasto consenso sull'opportunità di aumentare ulteriormente a dicembre l'onere richiesto alle banche che parcheggiano i fondi in eccesso. Lo riferiscono quattro membri del consiglio.
Alcuni di loro ritengono che il taglio del tasso dei depositi potrebbe essere anche più ampio dello 0,1% attualmente scontato dai mercati finanziari.
Il mese scorso la Bce ha ventilato la possibilità di un ulteriore accomodamento della politica monetaria per contrastare il debole andamento dei prezzi, che rischia di mettere a repentaglio il percorso che dovrebbe riportare l'inflazione al target, inferiore ma vicino al 2%, che l'istituto deve perseguire per mandato.
Un taglio del tasso dei depositi, che da settembre dell'anno scorso offrono una remunerazione negativa dello 0,2%, punta a scoraggiare ulteriormente le banche a parcheggiare la liquidità presso la banca centrale e favorire il credito all'economia.
Tre membri del consiglio spiegano come al momento il dibattito si stia concentrando sulla portata del taglio e alcuni stimano un impatto modesto di un'eventuale sforbiciata dello 0,1%, già scontata dai mercati.
Due consiglieri ritengono che la mossa dovrebbe essere più decisa, in linea con la recente tradizione dell'istituto ad andare oltre le aspettative. Il taglio del tasso dei depositi, sostiene una fonte, sarebbe l'opzione meno controversa sul tavolo dell'istituto.
Una fonte vicina alla situazione spiega come Francoforte stia esaminando 20 piani di azione, la maggior parte legati all'ampliamento del programma di acquisto asset, e che i gruppi di lavoro dovrebbero restringere il ventaglio di opzioni nelle settimane di avvicinamento al meeting del 3 dicembre.
La Germania, che ha una posizione tradizionalmente critica verso misure di stimolo monetario e si è schierata apertamente contro il 'quantitative easing', finora non ha manifestato platealmente dissenso rispetto al possibile varo di nuove misure espansive.
Un segnale che Berlino in parte riconosce come il proprio ritmo di crescita e i propri partner esteri stiano rallentando, sottolinea un consigliere Bce.