Investing.com – I futures del petrolio greggio si sono staccati dal minimo di 2 settimane questo giovedì, dopo i dati più forti del previsto sull’attività manifatturiera rilasciati in Cina e in Germania, che hanno allentato i timori sulle previsioni di crescita globale.
I prezzi del petrolio sono scesi al minimo di due settimane questo mercoledì, dopo i verbali del vertice di luglio della Federal Reserve che hanno indicato un certo supporto per l’allentamento.
Il programma di stimolo della Fed è considerato da molti investitori come un motore dell’aumento dei prezzi delle materie prime, poiché tende a pesare sul valore del dollaro.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad ottobre sono stati scambiati a 104,17 dollari al barile nella mattinata europea, in salita dello 0,4%.
Il contratto di ottobre è sceso dell’1,2% a 103,85 dollari l’oncia troy questo mercoledì, dopo aver toccato il minimo della seduta di 103,52 dollari al barile, il minimo dall’8 agosto.
Supporto a 102,28 dollari al barile, il minimo dall’8 agosto e resistenza a 106,90 dollari al barile, massimo dal 20 agosto.
I prezzi del petrolio sono saliti dopo i dati cinesi che hanno allentato i timori di un rallentamento della seconda economia globale.
I dati di giovedì hanno mostrato che la lettura preliminare dell’indice manifatturiero cinese HSBC sono saliti al massimo di quattro mesi di 50,1 ad agosto, dal 47,7 di giugno. Gli economisti avevano previsto una lettura di 48,3.
Il dato è salito sopra il 50,0 per la prima volta da aprile, indicando una certa espansione nell’attività manifatturiera.
La Cina è il secondo consumatore di petrolio dopo gli USA, ed i dati del settore manifatturiero sono utilizzati come indicatori del futuro consumo di greggio.
Un secondo report ha mostrato che l’attività manifatturiera è salita a 52,0 ad agosto da una lettura finale di 50,7 a luglio. Gli analisti avevano previsto che l’indice sarebbe salito a 51,2.
I prezzi del petrolio sono scesi ieri dopo che i
verbali del vertice della Fed di luglio hanno mostrato che i funzionari erano “generalmente d’accordo” con l’intenzione di ridurre il programma di acquisti mensili da 85 miliardi di dollari al mese da parte della Federal Reserve.
Tuttavia i policimakers restano divisi sulla tempistica del possibile ridimensionamento, con quasi tutti i membri del consiglio che hanno stabilito che una variazione nel programma di acquisti non è ancora appropriata.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna ad ottobre sono rimasti stabili a 109,82 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 5,55 dollari al barile.
I prezzi Brent sono saliti a 110,98 lunedì, il massimo dal 2 aprile.
I prezzi Brent sono saliti supportati nelle ultime sedute dai timori di un interruzione delle forniture dal Medio Oriente e dal Nord Africa.
Gli operatori dei mercati restano concentrati sulle agitazioni in Egitto, nei timori che l’escalation delle tensioni possa portare alla chiusura del Canale di Suez dal quale transitano circa 2 milioni di barili di greggio al giorno.
I paesi del Medio Oriente e del Nord Africa hanno prodotto il 36% della produzione mondiale ed hanno detenuto il 52% delle riserve accertate nel 2012.
I prezzi del petrolio sono scesi al minimo di due settimane questo mercoledì, dopo i verbali del vertice di luglio della Federal Reserve che hanno indicato un certo supporto per l’allentamento.
Il programma di stimolo della Fed è considerato da molti investitori come un motore dell’aumento dei prezzi delle materie prime, poiché tende a pesare sul valore del dollaro.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad ottobre sono stati scambiati a 104,17 dollari al barile nella mattinata europea, in salita dello 0,4%.
Il contratto di ottobre è sceso dell’1,2% a 103,85 dollari l’oncia troy questo mercoledì, dopo aver toccato il minimo della seduta di 103,52 dollari al barile, il minimo dall’8 agosto.
Supporto a 102,28 dollari al barile, il minimo dall’8 agosto e resistenza a 106,90 dollari al barile, massimo dal 20 agosto.
I prezzi del petrolio sono saliti dopo i dati cinesi che hanno allentato i timori di un rallentamento della seconda economia globale.
I dati di giovedì hanno mostrato che la lettura preliminare dell’indice manifatturiero cinese HSBC sono saliti al massimo di quattro mesi di 50,1 ad agosto, dal 47,7 di giugno. Gli economisti avevano previsto una lettura di 48,3.
Il dato è salito sopra il 50,0 per la prima volta da aprile, indicando una certa espansione nell’attività manifatturiera.
La Cina è il secondo consumatore di petrolio dopo gli USA, ed i dati del settore manifatturiero sono utilizzati come indicatori del futuro consumo di greggio.
Un secondo report ha mostrato che l’attività manifatturiera è salita a 52,0 ad agosto da una lettura finale di 50,7 a luglio. Gli analisti avevano previsto che l’indice sarebbe salito a 51,2.
I prezzi del petrolio sono scesi ieri dopo che i
verbali del vertice della Fed di luglio hanno mostrato che i funzionari erano “generalmente d’accordo” con l’intenzione di ridurre il programma di acquisti mensili da 85 miliardi di dollari al mese da parte della Federal Reserve.
Tuttavia i policimakers restano divisi sulla tempistica del possibile ridimensionamento, con quasi tutti i membri del consiglio che hanno stabilito che una variazione nel programma di acquisti non è ancora appropriata.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna ad ottobre sono rimasti stabili a 109,82 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 5,55 dollari al barile.
I prezzi Brent sono saliti a 110,98 lunedì, il massimo dal 2 aprile.
I prezzi Brent sono saliti supportati nelle ultime sedute dai timori di un interruzione delle forniture dal Medio Oriente e dal Nord Africa.
Gli operatori dei mercati restano concentrati sulle agitazioni in Egitto, nei timori che l’escalation delle tensioni possa portare alla chiusura del Canale di Suez dal quale transitano circa 2 milioni di barili di greggio al giorno.
I paesi del Medio Oriente e del Nord Africa hanno prodotto il 36% della produzione mondiale ed hanno detenuto il 52% delle riserve accertate nel 2012.