ROMA (Reuters) - Le posizioni del Pd e del Movimento Cinque Stelle sulla nuova legge elettorale cominciano ad avvicinarsi, e il punto di intesa possibile sembra l'estensione anche al Senato dell'Italicum, con alcune modifiche.
Oggi la commissione Affari Costituzionali della Camera ha terminato una serie di consultazioni tra i gruppi parlamentari, iniziata la settimana scorsa, per cercare di arrivare a un testo base che possa andare in aula a maggio, dopo due rinvii consecutivi, ha riferito un funzionario.
Il Pd, per bocca del capogruppo in commissione Emanuele Fiano, vicino all'ex premier Matteo Renzi, ha indicato come punti fondamentali della prossima legge elettorale - che dovrà essere la stessa alla Camera e al Senato - i collegi uninominali, un premio di maggioranza per la lista e l'armonizzazione delle soglie di sbarramento.
Il M5s, a sua volta, ha chiesto l'estensione anche al Senato dell'Italicum, cioè la legge proporzionale della Camera con un premio di maggioranza alla lista che ottiene almeno il 40%, così come modificata lo scorso dicembre dalla Corte Costituzionale.
Il Pd ha dunque rinunciato definitivamente al Mattarellum, la legge basata su collegi uninominali maggioritari per il 75% e su una quota proporzionale per il 25%, già in vigore tra il 1994 e il 2001.
Il presidente della commissione Andrea Mazziotti Di Celso ha detto che "ora ci sono gli elementi per lavorare al testo base", anche se non ha indicato i tempi.
La commissione tornerà a riunirsi mercoledì 27 aprile. La settimana prossima la conferenza dei capigruppo di Montecitorio deve fissare l'approdo in aula della discussione sulla legge elettorale, previsto per maggio.
Democratici e grillini dissentono su alcuni dettagli (per esempio sui collegi: il M5s è orientato su quelli plurinominali), ma a questo punto le distanze non sembrano più incolmabili.
Un'intesa Pd-M5s avrebbe una larga maggioranza in Parlamento, e l'approvazione in tempi brevi di un nuovo sistema elettorale armonizzato, come chiede il Quirinale, consentirebbe anche di andare al voto prima di febbraio 2018.
Ma Renzi, che secondo tutti i sondaggi vincerà le primarie del 30 aprile per la leadership Pd, ha smentito nei giorni scorsi di volere un'accelerazione per votare in autunno.
(Massimiliano Di Giorgio)