ROMA (Reuters) - Inflazione negativa nel 2020 per la terza volta dal 1954, secondo i dati provvisori diffusi oggi da Istat che sottolinea come la flessione si debba soprattutto al calo dei prezzi dei beni energetici.
Nell'anno appena concluso l'indice Nic registra in media una contrazione dello 0,2% dal +0,6% del 2019, l'armonizzato Ipca un -0,1% da +0,6%.
La diminuzione dei prezzi al consumo in media d'anno, spiega l'Istituto nella nota che accompagna i dati, è la terza registrata a partire dall'inizio della serie storica (1954), dopo il -0,1% del 2016 e il -0,4% del 1959.
"Analogamente a quanto accaduto nel 2016 e a differenza di quanto verificatosi nel 1959 (quando fu dovuta anche ad altre tipologie di prodotto), la variazione negativa dell'indice NIC è imputabile prevalentemente all'andamento dei prezzi dei beni energetici (-8,4% rispetto al 2019) al netto dei quali l'inflazione rimane positiva e in lieve accelerazione rispetto all'anno precedente".
L'inflazione "di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, cresce nella media 2020 dello 0,5% (come nel 2019) mentre al netto dei soli energetici cresce dello 0,7% (da +0,6%).
Quanto al solo mese di dicembre 2020, il Nic ha evidenziato un rialzo dello 0,3% su mese e un -0,1% su anno, mostrando un ribasso a livello tendenziale per l'ottavo mese consecutivo. A novembre l'indice aveva segnato una flessione mensile dello 0,1% e annua dello 0,2%. L'inflazione di fondo accelera a +0,7% (da +0,4% senza energia e alimentari freschi e da +0,6% senza i soli energetici).
Venendo all'indice armonizzato Ipca, a dicembre sale dello 0,2% su mese e scende dello 0,3% su anno (da invariato su mese, -0,3% su anno a novembre). Gli analisti sentiti da Reuters avevano ipotizzato un rialzo congiunturale di poco superiore (+0,3%) a fronte di una contrazione tendenziale dello 0,3%.
(Valentina Consiglio, in redazione a Roma Antonella Cinelli)