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Mercati: ecco perché la Cina non deluderà gli investitori nel 2024

Pubblicato 21.12.2023, 12:06
© Reuters.
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Investing.com -- L’azionario cinese ha deluso le aspettative negli ultimi 3 anni, con l’MSCI China che ha più che dimezzato il proprio valore, passando dai 12.000 punti di inizio 2021 ai 5.600 di dicembre 2023. Una sottoperformance proseguita anche dopo la fine della pandemia, in controtendenza rispetto alla maggior parte delle altre economie che hanno goduto di un boom dei consumi a seguito delle riaperture post-Covid.

Tuttavia, secondo Wenli Zheng, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV - China Evolution Equity di T. Rowe Price, il rallentamento vissuto da Pechino potrebbe essere solamente una fase ciclica, con le aziende cinesi pronte a guadagnare nuove quote di mercato a livello globale e, di conseguenza, a offrire interessanti opportunità agli investitori.

Dove nascono le difficoltà della Cina

Durante la pandemia, analizza Zheng, “i bilanci di molti Paesi si sono ampliati in modo sostanziale. Di contro, il governo cinese non ha fornito stimoli significativi ai consumi, ma sta invece attraversando un'importante fase di riduzione della leva finanziaria”.

Ciò si riflette al meglio nel travagliato settore immobiliare cinese. “La catena di approvvigionamento immobiliare contribuisce per oltre il 20% al Pil cinese. Tuttavia – spiega l’analista -, da inizio 2021 i volumi delle transazioni immobiliari sono diminuiti del 30%-40% rispetto al loro picco e sono tornati ai livelli che avevamo visto l'ultima volta un decennio fa. Le nuove costruzioni avviate sono diminuite del 60% rispetto al picco”. Tutto questo ha rappresentato un freno importante per l'economia.

Le esportazioni, altro motore della crescita per la Cina nel periodo 2020-2022, quest'anno sono diminuite, a fronte del ridimensionamento del contesto economico globale. Le tensioni commerciali tra Pechino e Washington iniziate nel 2018 hanno fatto il resto, “con la quota della Cina sulle importazioni statunitensi che è scesa da oltre il 20% a meno del 15%”, ricorda l’esperto. Tuttavia, a livello globale, la quota di esportazioni della Cina ha continuato ad aumentare, via via che gli esportatori cinesi hanno fatto breccia in modo più deciso nei mercati emergenti.

Solo un rallentamento di natura ciclica?

“La Cina deve indubbiamente affrontare alcune sfide strutturali - osserva Zheng -, come gli elevati livelli di leva finanziaria nel comparto immobiliare e in quello pubblico locale, le incertezze geopolitiche in corso e le difficoltà demografiche”. Ma secondo il gestore, l'attuale rallentamento a cui stiamo assistendo è in larga misura di natura ciclica. “Questo periodo non è unico, su base storica. Ogni tre o quattro anni, la Cina ha attraversato minicicli economici. L'ultima volta che la Cina ha sperimentato un grande ciclo di riduzione della leva finanziaria è stato il periodo 2012-2015, che ha comportato forti cali per l’azionario cinese”.

A questo ciclo al ribasso, però, hanno fatto seguito cinque anni di solida performance di mercato, “con l’MSCI China Index che ha guadagnato il 160% nel periodo in questione, sovraperformando i principali mercati, compreso l’S&P 500”, sottolinea l’esperto.

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Le aziende cinesi continuano a crescere

“La Cina sta compiendo rapidi progressi nel settore della produzione e sta scalando la catena del valore. Le spese in ricerca e sviluppo in percentuale sul Pil sono attualmente superiori a quelle dei Paesi dell'Unione Europea”, racconta Zheng che vede Pechino in posizione di leadership in molti settori in rapida crescita. “Il Paese è ben noto per l'assemblaggio di cellulari e PC”. Inoltre, “quest'anno si prevede che le esportazioni di auto ed energie rinnovabili della Cina supereranno quelle di PC e cellulari”, con la Cina che si appresta a diventare il primo esportatore di auto a livello mondiale nel 2023.

“Si tratta di un'enorme inversione di tendenza, visto che, solo tre o quattro anni fa, i produttori cinesi di attrezzature originali per auto lottavano per aver successo sul mercato interno”, evidenzia l’analista.

Questa trasformazione non si ferma alle automobili. “Abbiamo assistito a dinamiche simili nei macchinari per l'edilizia e nelle macchine per il lavoro da esterni, in cui le aziende cinesi stanno guadagnando una quota di mercato grazie all'elettrificazione”, precisa Zheng convinto del fatto che competitività e impronta globale delle società cinesi continueranno a rafforzarsi.

La propensione al consumo non si è esaurita

In aggiunta, un importante contributo alla crescita del Paese può arrivare dal potere d’acquisto delle famiglie. “Sebbene la ripresa dei consumi in Cina, dopo il Covid, sia più contenuta del previsto, la tendenza strutturale non si è interrotta, e anzi rimane intatta”, sottolinea il gestore di T. Rowe Price.

Il potere d'acquisto dei consumatori cinesi è in aumento. Il reddito pro capite per famiglia è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni. Anche in un contesto macroeconomico relativamente debole, il reddito delle famiglie è cresciuto del 6,5% da inizio anno (a settembre 2023). I consumi hanno contribuito al 95% della crescita del Pil cinese nel terzo trimestre del 2023. Il rapporto consumi/Pil della Cina è pari solo al 38%, contro il 50%-70% delle altre principali economie”. Inoltre, per il manager, “le attuali tensioni geopolitiche potrebbero accelerare la transizione della Cina verso un'economia più orientata ai consumi, il che, a nostro avviso, contribuirà a generare relazioni commerciali più equilibrate in futuro”.

Le migliori opportunità per gli investitori

Insomma, nonostante il contesto economico in sordina, secondo Zheng le opportunità d’investimento in Cina non mancano.

“Gli investitori – suggerisce - dovrebbero concentrarsi sulla ricerca di aziende in grado di incrementare costantemente la propria capacità di generare utili. Queste opportunità potrebbero essere individuate, ad esempio, nei settori tecnologico e dei titoli industriali, che sfruttano gli upgrade industriali e la transizione verde. Nei settori tradizionali, tra cui cantieristica navale, servizi petroliferi offshore, rame, ecc. ci aspettiamo un miglioramento del rendimento del capitale investito, grazie alla favorevole dinamica offerta/domanda”.

Ma non solo. Le caratteristiche del mercato cinese possono nascondere interessanti opportunità che vanno oltre i colossi conosciuti da tutti.

“La Cina rimane un mercato altamente inefficiente – analizza Zheng -, e gli investitori retail rappresentano circa il 70% del volume di scambi. Il rispettivo periodo medio di detenzione è indicativamente di 16 giorni. Ciò può comportare opportunità di mispricing ampie e a velocità elevata. Per l’azionario cinese, esiste altresì un disallineamento tra set di opportunità e asset allocation degli investitori. I fondi cinesi tradizionali, in media, investono oltre la metà del loro patrimonio gestito in appena l'1% dei titoli. Il restante 98%-99% dell'universo azionario cinese è probabilmente inesplorato. In sostanza, conclude l’esperto di T. Rowe Price, “Riteniamo che esistano enormi opportunità per la generazione di alpha al di là delle large cap ben note”.

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