Investing.com – In un anno decisamente positivo per molte asset class, la grande eccezione al ribasso è stata rappresentata dalle azioni cinesi. Se si escludono queste ultime, infatti, “le azioni dei mercati emergenti sono aumentate di oltre il 20% nel 2023. Se si include la Cina, l'aumento è stato invece solo di poco superiore al 10% (il tutto in dollari USA)”, parte da queste premesse la panoramica sui mercati emergenti del Team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management.
La forza dell’America Latina nel 2023
Per quanto riguarda i mercati azionari sviluppati, queste “hanno guadagnato ancora circa il 3-5% in più” degli emergenti, osservano da Raiffeisen CM. Ma la regione migliore per l’anno nel suo insieme è stata quella dei mercati azionari dell’America, “ancora una volta particolarmente forti”.
Anche i mercati obbligazionari hanno registrato forti rialzi dei corsi, alimentati dalle aspettative di una riduzione più rapida dei tassi d’interesse e di un "atterraggio morbido" della congiuntura USA. “Mentre nel terzo trimestre i mercati finanziari in tutto il mondo scontavano ancora il motto "più alto per più tempo" riguardo ai rendimenti dei mercati obbligazionari e ai tassi d'interesse di riferimento negli USA (con un corrispondente calo dei corsi delle azioni e obbligazioni), questo scenario è stato di fatto messo agli atti nell'ultimo trimestre”, spiegano gli esperti.
I mercati azionari prevedono un "atterraggio morbido" della congiuntura USA
Se i dati economici USA delle ultime settimane supportano le aspettative di un "atterraggio morbido della congiuntura" e di una crescita che non è né troppo alta né troppo bassa, i precedenti storici depongono a sfavore di questo scenario. “La banca centrale USA (Fed) – commenta il team di Raiffesen CM” - è riuscita molto raramente a realizzare un tale atterraggio morbido nonché la constatazione che persino un "atterraggio morbido", inizialmente riuscito, purtroppo non rappresenta una situazione stabile, ma porta, quasi inevitabilmente, abbastanza rapidamente o a una debolezza più marcata (recessione) o a una ripresa indesideratamente forte con un nuovo potenziale inflazionistico”.
I mercati finanziari guardano sempre al futuro, ma in ogni caso la maggioranza degli operatori di mercato guarda molto raramente dietro l'angolo. “Al momento sembra pertanto prematuro anticipare scenari che potrebbero (o anche no) concretizzarsi forse tra sei mesi o un anno”, sottolineano gli analisti. “Tuttavia – proseguono -, è senza dubbio consigliabile tenere a mente che l’anno scorso sono state ripetutamente scontate, per poi non esserlo più, recessioni, aumenti dei tassi e riduzioni dei tassi, e che ciò potrebbe assolutamente ripetersi anche quest'anno”.
I fattori chiave per le azioni dei paesi emergenti
Ma se fare previsioni vuol dire correre il rischio di essere smentiti, secondo gli economisti esiste una serie di fattori più influenti da analizzare per capire in che direzione si stanno muovendo i prezzi delle azioni dei mercati emergenti. Eccoli elencati qui di seguito.
1. Domanda interna nei paesi emergenti
“Per quanto riguarda la domanda interna, la probabilità di una tendenza al ribasso o stagnante attualmente è ancora più alta di quella di una al rialzo. Ciò è dovuto tra l’altro al fatto che il settore manifatturiero globale è in recessione, la politica fiscale in molti paesi emergenti sarà almeno leggermente restrittiva e i rialzi dei tassi d’interesse effettuati finora continueranno ad avere un impatto. Nei prossimi mesi si prevedono dunque solo pochi impulsi positivi da questo fronte”.
2. Ciclo produttivo e commerciale globale
“Dopo oltre un anno di tendenze recessive ci sono segnali di ripresa del settore manifatturiero globale. Finora, però, ci sono pochi indizi che si tratti di qualcosa di più di una ripresa temporanea, soprattutto perché le scorte a livello globale non sono, in genere, particolarmente basse. Anche le tariffe del trasporto marittimo sono in forte calo, a testimonianza della ridotta attività commerciale. Tuttavia, è naturalmente del tutto possibile che l'industria manifatturiera sorprenda in positivo e passi a una nuova ripresa duratura”.
3. Cina
“La Cina continua a lottare con la deflazione, la riduzione degli eccessi immobiliari e gli elevati tassi di indebitamento di aziende, consumatori e governi locali. Per ora non si intravede una ripresa più forte”.
4. dollaro USA e i rendimenti obbligazionari USA
“Un contesto di crescita globale più debole è tendenzialmente positivo per il dollaro USA, anche se i rendimenti obbligazionari USA dovessero cedere. La valutazione fondamentale eccessiva della valuta USA e i problemi di indebitamento strutturali a lungo termine del debito statunitense dovrebbero comunque garantire che eventuali aumenti dei corsi del "greenback" rimangano limitati”.
Performance superiore alla media per i paesi emergenti?
Insomma, secondo il gestore una continua performance superiore alla media dei mercati azionari emergenti non sembra dunque troppo probabile nel prossimo futuro. “Nonostante ciò – avvertono da Raiffesen CM -, essi potrebbero ancora guadagnare notevolmente in linea con un eventuale trend azionario globale positivo, come hanno fatto anche lo scorso anno. Dopotutto, un aumento di valore del 20% circa nel 2023 (in dollari USA, senza la Cina) è una performance molto interessante!”.
La situazione può ovviamente sempre apparire un po' diversa per i singoli paesi, sia al rialzo che al ribasso. “Per ora – aggiungono gli analisti -, in particolare la Cina rimarrà probabilmente ancora un mercato con notevoli rischi di performance inferiore alla media. Se però dovesse effettivamente riuscire un "atterraggio morbido" della congiuntura USA e/o l'economia cinese, contrariamente alle aspettative, dovesse crescere in modo nettamente più forte e in seguito ci dovesse essere una nuova ripresa economica globale, le azioni dei mercati emergenti potrebbero registrare, nel complesso, una performance superiore alla media. Tuttavia, questo potrebbe probabilmente essere piuttosto un tema per la seconda metà del 2024 e/o per il 2025”.
Prospettive positive intatte per le obbligazioni dei paesi emergenti
In ogni caso, secondo il gestore, “Le prospettive per le obbligazioni dei mercati emergenti per i prossimi 12-18 mesi sono tuttora positive, anche se non più così tanto come ancora un mese o due fa. Con i movimenti al rialzo degli ultimi mesi è già stato anticipato molto delle aspettative sui tagli dei tassi e c'è quindi un certo potenziale di delusione, almeno temporaneo, se eventuali tagli dei tassi d'interesse negli USA e in Europa dovessero essere ulteriormente posticipati. I rendimenti interessanti del passato delle obbligazioni in valuta locale e il premio di rischio abbastanza elevato delle obbligazioni dei paesi emergenti in dollari USA, rispetto ai titoli di Stato USA, costituiscono comunque una buona base per un potenziale di guadagno ancora abbastanza solido. Naturalmente questo non vale per tutti i paesi e per tutti gli emittenti allo stesso modo. Motivo per cui, concludono da Raiffesen CM, “una buona selezione era e rimane essenziale per gli investitori”.
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