di Gianluca Semeraro
MILANO (Reuters) - Generali (MI:GASI) gioca d'anticipo bloccando le presunte velleità espansionistiche di Intesa Sanpaolo (MI:ISP) con l'acquisto del 3,01% dei diritti di voto della banca tramite un prestito titoli.
L'annuncio arriva a valle di due giorni di indiscrezioni stampa secondo cui Intesa guarderebbe a Generali e potrebbe acquistare azioni della compagnia fino a poco sotto la soglia d'Opa del 25%.
Secondo il Tuf, in caso di partecipazioni reciproche, chi ha superato per secondo il limite del 3% vede congelati i propri diritti di voto oltre questa soglia e deve vendere entro 12 mesi la quota eccedente. Qualsiasi mossa di Intesa a questo punto ha le armi spuntate. L'unica possibilità prevista dal Tuf è lanciare un'Opa o una Ops su almeno il 60%.
Generali, come il mercato, evidentemente ha creduto alle indiscrezioni. Gli analisti fin da stamane si sono invece dimostrati un po' più scettici sulla fattibilità dell'operazione.
Alcuni osservatori hanno cercato di interpretare cosa sottende il possibile interesse di Intesa Sanpaolo per Generali rimbalzato su La Stampa tra ieri e oggi.
Che Generali sia una preda ambita non è una novità. Cosa non trascurabile in un'ottica più ampia se si pensa che la compagnia ha in pancia titoli di stato per circa 70 miliardi di euro. "E in ogni fase di debolezza della politica, Generali torna al centro di possibili ambizioni di conquista", osserva una fonte vicina alla situazione.
Dall'insediamento di Philippe Donnet come Ceo di Generali al posto di Mario Greco, si sono inseguite voci di un possibile matrimonio con Axa, sulla falsariga di quanto avvenuto per altri asset come Pioneer Investments o Parmalat approdati Oltralpe.
Nelle ultime settimane, anche Allianz (DE:ALVG) è stata indicata in manovra su Generali, almeno come possibile acquirente delle attività francesi del Leone.
La compagnia francese e quella tedesca hanno capitalizzazioni nel primo caso più che doppia, nel secondo addirittura tripla rispetto ai 21 miliardi di Generali. Un'offerta di scambio porterebbe a una diluizione nettissima dei soci italiani nell'ipotetico nuovo gruppo.
L'ingresso di Intesa nella partita, secondo alcuni osservatori, potrebbe dunque essere letto come messaggio all'estero che l'Italia è in grado di difendere il proprio gioiello assicurativo da qualsiasi mira espansionistica straniera. La banca avrebbe infatti sulla carta la forza e i mezzi per muovere sulla compagnia triestina preservandone l'italianità.
Lettura che è coerente con il ruolo di "banca di sistema", spesso attribuito a Intesa e che l'ha vista in prima fila in altre partite importanti per il paese come Alitalia o il fondo Atlante.
C'è però chi va oltre la semplice chiamata alle armi per la difesa dell'italianità e l'annuncio di questa sera sembra dargli ragione. Un ingresso importante in Generali sarebbe l'invasione di un feudo storico di Mediobanca (MI:MDBI) e indirettamente una dimostrazione di muscoli nei confronti della principale concorrente UniCredit (MI:CRDI), azionista di peso di Piazzetta Cuccia, che con la cura Mustier tornerà presto a essere un rivale competitivo dopo un 2016 piuttosto turbolento, spiega una seconda fonte.
Costruire una presenza di peso in Generali non sarebbe difficile visto che la compagnia triestina ha un azionariato piuttosto frastagliato, con Mediobanca al 13% e gli imprenditori Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone con quote poco sopra il 3%.
Comprare un 25% di Generali sarebbe costato a Intesa intorno a 5 miliardi. E qui nascono le prime perplessità degli analisti. "La notizia e il timing potenziale del deal potrebbero essere una sorpresa per gli azionisti di Intesa che vogliono dividendi e visibilità", si legge infatti in un report di Mediobanca Securities.
Christian Carrese di Intermonte nel daily odierno ricorda inoltre che la banca ha promesso di pagare 7 miliardi di dividendi nei prossimi due anni e ritiene che una mossa su Generali non sarebbe "coerente" con la strategia annunciata nel vecchio business plan del Ceo Carlo Messina.
Ci sono poi i paletti Antitrust per chiunque dovesse costruire un'operazione con Generali. Luca Comi ritiene "improbabile" l'ipotesi Intesa "per la quota di mercato che il gruppo ha raggiunto nel ramo Vita". "Allianz potrebbe guardare con interesse a un'operazione di questo tipo, fermo restando che il gruppo tedesco ha già una presenza significativa sul mercato assicurativo italiano".
Intesa e Allianz non hanno commentato.
Il mercato intanto ha premiato Generali e "punito" Intesa: la compagnia triestina ha guadagnato il 3,94% con scambi più di quattro volte la media mensile; Intesa ha perso il 2,91% con volumi di poco sopra la media in un contesto bancario comunque debole. In scia anche Banca Generali, +6,11%.
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