di Claudia Cristoferi
MILANO (Reuters) - Dopo il danno di immagine dello scorso novembre, la Cina si conferma una spina nel fianco per Dolce & Gabbana, che ha registrato in quell'area geografica un rallentamento delle vendite nell'esercizio 2018/2019 e si aspetta un'ulteriore frenata nell'anno in corso.
Lo si legge nel bilancio consolidato della capogruppo D&G Srl visionato da Reuters.
Nel complesso, nell'esercizio terminato a marzo 2019 i ricavi totali del gruppo del lusso italiano sono cresciuti del 4,9% a 1,382 miliardi, di cui più della metà provenienti dal settore retail (outlet compresi).
Dai conti emerge però la contrazione del mercato Asia-Pacifico, sceso in un anno al 22% dal 25% del fatturato complessivo rispetto ad altre aree geografiche rimaste stabili (Italia al 23% dei ricavi, Europa al 28%, Giappone 5%) o in forte espansione (il peso delle Americhe è salito al 16% dal 13%).
Alla fine di novembre il marchio è stato colpito da un'ondata di critiche in Cina dopo che molte celebrità e comuni cittadini hanno giudicato razziste alcune pubblicità destinate a quel mercato, costringendo i due stilisti a cancellare un'importante sfilata a Shanghai. Un post offensivo pubblicato su Instagram e attribuito a Stefano Gabbana -- ma da questi rinnegato -- ha inasprito ulteriormente gli animi e ha portato sul momento a un diffuso boicottaggio dei prodotti D&G in tutto il Paese. Nel tentativo di salvaguardare un mercato cruciale per l'industria della moda, Dolce e Gabbana si sono quindi scusati pubblicamente.
Le attese del gruppo per l'esercizio 2019/2020 non sono però ottimistiche sul fronte Cina, complici probabilmente anche altri fattori come le proteste a Hong Kong e le tensioni commerciali con la Cina. Fatto sta che, sulla base di quanto dichiarato nel bilancio, Dolce & Gabbana si aspetta nel complesso una "leggera crescita" grazie ad Europa ed America, mentre è atteso un trend "in diminuzione" nell'area Greater China.
Nelle ultime stime sul settore pubblicate a giugno, Bain prevedeva invece per il 2019 un boom delle vendite in Cina (+18-20% l'area Mainland China) e una crescita globale dei consumi di beni di lusso del 4-6% a cambi costanti. Allora le proteste a Hong Kong erano solo all'inizio.
Modesta la redditività del gruppo, con i costi fissi -- in parte legati all'aperture di nuovi punti vendita e all'incremento degli affitti -- cresciuti del 10,6% nell'ultimo esercizio e pari a quasi il 60% dei ricavi. L'Ebitda è sceso di oltre il 40% a 87,2 milioni, con una contrazione della marginalità al 6,3% da 12,2% delle vendite, mentre l'utile netto d'esercizio è crollato del 77% a poco più di 14 milioni di euro.
"La buona partenza della stagione retail Autunno/Inverno potrebbe essere il segnale di un secondo semestre migliore delle attese di inizio esercizio", recita il bilancio.
Non è stato possibile avere un commento immediato da Dolce & Gabbana, che di prassi non rende pubblici i risultati finanziari.
ha collaborato Elisa Anzolin