ROMA (Reuters) - La commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario chiude i lavori senza una relazione unitaria per mancanza di accordo tra i partiti.
Il presidente, Pier Ferdinando Casini, ha provato a far convergere i voti su un documento privo di giudizi politici, ma la vaghezza dei contenuti ha spinto alcuni gruppi, fra i quali M5s e Leu, a dissociarsi.
"Non ci sono responsabilità né ulteriori indennizzi ai risparmiatori. Non possiamo accettare che dopo due mesi di lavori questa sia la conclusione", ha detto il deputato Cinque Stelle Carlo Sibilia.
Acquisita la rottura, il vice presidente Mauro Maria Marino (Pd) ha presentato una "relazione di maggioranza" approvata con 19 sì e 15 no.
Tra i sei assenti che sono stati determinanti nel ridurre il quorum si contano tre deputati di Forza Italia. La commissione si compone di 40 parlamentari e la maggioranza assoluta richiede 21 voti favorevoli.
"È una relazione seria, decisa e allo stesso tempo non elettorale", ha commentato Casini.
La commissione è nata lo scorso autunno con il compito di indagare le cause dei recenti casi di crisi bancaria, soprattutto Mps (MI:BMPS), Veneto banca e Popolare di Vicenza, il cui salvataggio è costato finora oltre 10 miliardi di contributi pubblici, senza contare le garanzie.
La relazione è netta nel ritenere che "le attività di vigilanza, sia sul sistema bancario (Banca d'Italia) sia sui mercati finanziari (Consob), si siano rivelate inefficaci ai fini della tutela del risparmio".
La Consob, dotata in alcuni casi di "maggiori poteri", "non pare averli utilizzati adeguatamente (avendoli attivati in due sole occasioni) né aver, di fatto, conseguito risultati significativi".
Per il futuro la maggioranza sollecita più "costanti ed efficaci scambi di informazioni". Viene a questo scopo proposto "l'obbligo, per ciascuna autorità, di trasmettere tempestivamente non tutto ma i verbali integrali delle ispezioni all'altra autorità interessata".
Nelle 51 pagine che compongono il documento si sostiene la creazione di un organismo pubblico per la gestione delle attività deteriorate (una bad bank nazionale) e l'istituzione di una procura nazionale sui reati finanziari.
Sempre sul piano penale, Pd e centristi suggeriscono l'introduzione di un nuovo reato "che sanzioni l'induzione, da parte dell'istituto di credito, del soggetto finanziato ad acquistare strumenti finanziari dell'istituto stesso".
Andrebbe introdotta anche "la procedibilità d'ufficio per i reati di infedeltà patrimoniale e corruzione privata, se commessi in seno ad istituti bancari o a società quotate o con azionariato diffuso".
Analogamente a quanto sostiene Forza Italia, anche la maggioranza è dell'idea che occorra una riflessione sulla separazione tra banche commerciali e d'affari, ma non si spinge a proporre una riforma sul modello del Glass-Steagal act americano.
"Il futuro parlamento potrebbe tornare ad esaminare l'argomento alla luce del nuovo contesto normativo e regolamentare europeo", si legge nel testo.
(Giuseppe Fonte)