ROMA (Reuters) - I derivati hanno avuto sul bilancio pubblico italiano un impatto negativo di oltre 5 miliardi di euro nel 2017, secondo le statistiche di Eurostat.
Gli esborsi ammontano a 3,756 miliardi ma, considerando anche gli aggiustamenti contabili ('net incurrence') che incidono sul debito pubblico, il totale sale a 5,4 miliardi, inferiore agli 8,3 del 2016.
L'effetto cumulato tra 2014 e 2017 è di 26 miliardi (15 i soli esborsi).
Le statistiche di Eurostat mostrano che negli altri Stati europei i derivati hanno un impatto negativo inferiore o contribuiscono a migliorare i saldi.
In Germania, ad esempio, i derivati hanno aumentato la spesa pubblica di 4 miliardi tra 2014 e 2017, in Francia di 2,1 miliardi, mentre hanno ridotto l'indebitamento di 16,4 miliardi in Olanda.
Da aprile 2015 il Tesoro ha annunciato una fase di 'phasing out', cioè la graduale uscita dalle posizioni esistenti. Nuovi derivati saranno stipulati sono a copertura del rischio di cambio, quando l'Italia tornerà ad emettere in valuta straniera.
I dati Eurostat si riferiscono a tutte le amministrazioni pubbliche, ma il grosso dell'operatività fa capo al Tesoro.
Al 31 marzo 2018 il Tesoro aveva derivati in essere su 126 miliardi di debito e attivi (il cosiddetto nozionale). Il mark to market, cioè il costo di chiusura di tutte le posizioni a quella data, era di circa 31 miliardi.