Investing.com - Il prezzo del rame si stacca dal minimo degli ultimi tre mesi questo giovedì, dopo l’indebolimento del dollaro seguito alla decisione della Federal Reserve di abbassare le previsioni di crescita e quelle sui tassi di interesse USA, spingendo gli investitori a rinviare le aspettative sulla tempistica di un eventuale aumento dei tassi.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, il rame con consegna a luglio sale di 2,1 centesimi, o dello 0,82%, a 2,625 dollari la libbra negli scambi della mattinata europea.
Ieri il rame ha toccato i 2,625 dollari, un livello che non si registrava dal 19 marzo, prima di chiudere a 2,604 dollari, giù di 1,1 centesimi o dello 0,44%. Supporto a 2,595 dollari, il minimo dal 19 marzo, e resistenza a 2,681 dollari, il massimo dal 15 giugno.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende dello 0,55% a 93,96 questa mattina, il minimo dal 18 maggio.
Un dollaro debole favorisce la domanda di materie prime come investimento alternativo e rende le materie prime espresse in dollari più economiche per i titolari di altre valute.
Ieri, la Presidente della Fed Janet Yellen ha dichiarato che, prima di decidere di alzare i tassi, la banca aspetta “prove più evidenti” di una crescita sostenuta, ma riconosce che l’economia è “moderatamente cresciuta" dopo un primo trimestre debole.
Gli investitori attendono ora la pubblicazione degli importanti dati statunitensi, previsti nel corso della seduta, per avere nuove indicazioni sulla forza dell’economia e sull’andamento futuro della politica monetaria.
Gli Stati Uniti pubblicheranno una serie di dati, tra cui i report sull’indice dei prezzi al consumo, sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione e sull’attività manifatturiera nella regione di Philadelphia.
Intanto, i futures dell’oro con consegna ad agosto subiscono un’impennata di 18,90 dollari, o dell’1,61% a 1.195,90 dollari l’oncia troy, mentre i futures dell’argento con consegna a luglio schizzano di 31,6 centesimi, o dell’1,98%, a 16,26 dollari l’oncia.
L’attenzione dei mercati continua ad essere rivolta agli sviluppi nelle trattative tra la Grecia ed i suoi creditori internazionali, mentre aumentano i timori che il paese possa non riuscire a pagare il debito e sia costretto ad uscire dalla zona euro.
L’Europa ha chiesto alla Grecia di tagliare le spese in modo da poter arrivare all’accordo che consentirebbe di sbloccare 7,2 miliardi di euro di aiuti finanziari e di evitare così un default di Atene quando a fine mese il piano di salvataggio scadrà.
Nel corso della giornata a Bruxelles si terrà un vertice dei ministri delle finanze europei, ma le prospettive di un accordo non sono molto alte. Se non si dovesse arrivare ad un accordo, la Grecia rischia il default e potrebbe uscire dalla zona euro.