di Stefano Bernabei
ROMA (Reuters) - Acea, la utility controllata dal Comune di Roma, ha sofferto in Borsa la possibile vittoria della candidata sindaco pentastellata Virginia Raggi, ma né il programma della vincitrice del primo turno elettorale, né le norme nazionali sulle concessioni idriche sembrano avvalorare l'idea che si possa profilare uno tsumami.
In una intervista su Sky il 20 marzo, Raggi aveva detto di voler cambiare il management di Acea, investire di più sulle reti e valutare come riorganizzare la gestione del servizio idrico, in un modo più aderente al referendum del 2011.
"Questo tipo di gestione è in perfetto contrasto con il referendum del 2011 perché con l'acqua non si devono fare profitti", ha detto Raggi nell'intervista televisiva.
"Dobbiamo valutare, di sicuro cambieremo il management e inizieremo a fare investimenti sulle reti. Vedremo come agire per tutelare la volontà dei cittadini".
Queste parole, dette di domenica e riecheggiate in report di analisti, avevano messo sotto pressione il titolo nei giorni seguenti e lo hanno stressato nuovamente subito dopo i risultati del primo turno delle amministrative in cui la Raggi ha largamente primeggiato, finendo al ballottaggio con oltre 10 punti di vantaggio sullo sfidante PD Roberto Giachetti.
Nel programma (http://www.movimento5stelle.it/virginiaraggisindaco/programma.html) Raggi elenca in 7 punti gli obiettivi sul servizio idrico.
Tra questi la riorganizzazione dell'assetto societario di ATO2 (società idrica controllata da Acea) "in ottemperanza al referendum sull'Acqua" e una riformulazione della convenzione per la gestione.
Non ci sono riferimenti espliciti per il management di Acea e non è stato possibile avere un commento da Raggi su questo. Sulla sua pagina Facebook certificata, la candidata sindaco però spiega: "Perché ho annunciato di voler cambiare il management? Perché il cda, che coordina gli affari privati della multi-servizi, è composto da un'accozzaglia di nomi in gran parte scelti proprio da [Francesco Gaetano] Caltagirone con il lasciapassare del suo caro amico Matteo Renzi".
Caltagirone è il primo azionista privato di Acea con il 15,8%, seguito dai francesi di Suez Environnement (PA:SEVI) con il 12,5%. Acea è controllata dal Comune di Roma al 51%. Un assetto che rende il titolo relativamente poco liquido e con un rischio legato al ciclo elettorale meno presente in altre utilities italiane quotate.
Caltagirone il 19 aprile ha commentato le intenzioni della Raggi sul management di Acea dicendo che "le aziende quotate hanno le loro regole, la politica ha le proprie esigenze, ma quello che conta è il rispetto della legge".
Cambiare il management richiede una giusta causa "oppure se vuoi revocare gli amministratori devi pagarli e costa caro", dice l'avvocato Gianluigi Pellegrino che aveva assistito l'ex sindaco Ignazio Marino nell'intenzione di cambiare la governance di Acea riducendone i consiglieri. L'operazione di taglio dei consiglieri, varata nel primo anno di giunta Marino, era stata poi annullata l'anno successivo.
Pellegrino nota poi che il mandato dell'attuale consiglio scadrebbe comunque tra un anno e sarebbe più logico, nel caso, cambiare in quella occasione.
Scrive Mediobanca (MI:MDBI) il 6 giugno, commentanto i risultati: "Merita di essere sottolineato che una larga vittoria del candidato M5s a Roma sia qualcosa che probabilmente apre un interrogativo per le potenziali implicazioni su Acea".
Il titolo oggi ha chiuso a 12,20 euro in progesso dello 0,49%. Da inizio anno ha perso il 14,23% contro un calo delle utilities dello Stoxx europeo del 2,4% e a fronte di un guadagno dell'indice di settore italiano del 5,64%.
"Una rivoluzione è impraticabile, le possibilità concrete sono pari a zero", sostiene poi Pellegrino a proposito di una ripubblicizzazione della gestione dell'acqua di Roma.
"Piuttosto, come concedente il Comune può spendersi perché ci sia una rigorosa applicazione e rispetto del contratto di concessione. Questa è la maggiore rivoluzione possibile", osserva l'avvocato.
La concessione per ATO2 scade nel 2032, la gestione delle reti è vigilata da una Autorità nazionale che definisce il sistema delle tariffe per remunerare il servizio.
"Se non ci sono gravi inadempimenti o un interesse pubblico, che non può essere il cambio del gestore, revocare la concessione non esiste", dice Pellegrino.
Non si può nemmeno scorporare il solo ramo idrico per iniziativa del socio pubblico perché l'operazione sarebbe con parti correlate e dovrebbe avere il consenso dei soci privati.
L'alternativa per ripubblicizzare l'acqua dovrebbe passare, secondo Arnaldo Borghesi che oggi è stato intervistato da MF, per un delisting di Acea. Unica strada per consentire al socio pubblico di ridisegnare la strategia senza i vincoli che ha una società quotata in Borsa. L'Opa, secondo i calcoli del banchiere, sarebbe da 1,7 miliardi oltre al rischio per il socio pubblico di doversi accollare 2,2 miliardi di debito per prevedibili richieste di rientro delle banche.
Il 22 giugno, quando sarà noto da poche ore l'esito del ballottaggio per la corsa al Campidoglio, Acea staccherà al Comune di Roma un dividendo di 54 milioni di euro, come quota di pertinenza dei 106 milioni distribuiti a valere sull'utile 2015.