FRANCOFORTE (Reuters) - La Banca centrale europea taglierà quasi certamente i tassi di interesse dai massimi storici durante la riunione di oggi, ed è probabile che riconoscerà i progressi compiuti nel combattere l'inflazione elevata, pur sottolineando che la lotta non è ancora finita.
I funzionari della Bce hanno chiaramente manifestato l'intenzione di abbassare i costi di indebitamento dopo aver visto l'inflazione nei 20 Paesi che condividono l'euro scendere da oltre il 10% alla fine del 2022 a un livello poco superiore all'obiettivo del 2% negli ultimi mesi.
Il calo su larga scala è considerato più che sufficiente perché la Bce inizi ad annullare la serie di rialzi dei tassi di interesse più ripidi di sempre, che sono stati una risposta all'impennata dei prezzi dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Francoforte si unirà alle banche centrali di Canada, Svezia e Svizzera nel tagliare, anticipando ampiamente l'influente Federal Reserve statunitense.
Ma quello che solo poche settimane fa sembrava l'inizio di un ciclo di allentamento importante ora appare più incerto a causa dei segnali che l'inflazione potrebbe rivelarsi più persistente del previsto nella zona euro, analogamente a quanto accaduto negli Stati Uniti.
Sembra quindi improbabile che la presidente della Bce Christine Lagarde e i suoi colleghi si impegnino a ridurre ulteriormente i tassi nella riunione di luglio o in seguito. I funzionari ribadiranno invece che qualsiasi ulteriore mossa dipenderà dai dati in arrivo e che i costi di indebitamento dovranno rimanere sufficientemente alti per tenere sotto controllo l'inflazione.
"Il taglio stabilirà la nuova direzione della politica monetaria, ma con uno slancio economico superiore alle aspettative e un'inflazione interna che si dimostra persistente nel 2024, la Bce può permettersi di prendere le cose con calma e lasciare che siano i dati a stabilire i parametri del ciclo di allentamento", scrivono gli economisti di Deutsche Bank (ETR:DBKGn) in una nota ai clienti.
Tutti gli 82 economisti intervistati da Reuters prevedono che oggi la Bce riduca il tasso sui depositi al 3,75%, da un livello record del 4,0%, in quello che sarebbe il primo taglio dal 2019.
Ma non tutti pensano che sia una buona idea.
Gabriele Foà, gestore di portafoglio presso Algebris Investments, ritiene che il taglio "potrebbe essere presto visto come un errore di politica monetaria" e Greg Fuzesi, economista di JPMorgan, lo considera "stranamente affrettato". "Il costo di aspettare fino a settembre sembra basso, mentre il beneficio di una maggiore chiarezza sulle prospettive dell'inflazione sembra alto", spiega Fuzesi. "Ma per qualche ragione, il Consiglio direttivo della Bce sembra aver già deciso diverse settimane fa di effettuare un taglio a giugno".
NESSUNA DICHIARAZIONE DI VITTORIA
Il capo economista della Bce Philip Lane ha stabilito il tono la scorsa settimana, affermando che un taglio dei tassi non sarebbe una "dichiarazione di vittoria" e che il ritmo di ulteriori riduzioni dipenderà dai progressi dell'inflazione e della domanda interna.
La maggior parte degli economisti si aspetta ancora altri due tagli dei tassi entro la fine dell'anno e i mercati monetari prevedono una o due ulteriori manovre, possibilmente a settembre e dicembre.
Tuttavia, nelle ultime settimane, alcuni dati superiori alle aspettative hanno alimentato i timori che l'"ultimo miglio" per raggiungere il 2% di inflazione sarà più difficile da percorrere rispetto a quanto previsto dalla Bce, preoccupazione spesso espressa dall'influente membro del consiglio direttivo Isabel Schnabel.
(Tradotto da Camilla Borri, editing Valentina Consiglio)