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Referendum, fronte del no presenta ricorso Tar su quesito

Pubblicato 05.10.2016, 18:30
© Reuters.  Referendum, fronte del no presenta ricorso Tar su quesito

ROMA (Reuters) - Il fronte degli oppositori alla riforma costituzionale ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il testo del quesito che sarà sottoposto a referendum del 4 dicembre.

Lo ha annunciato oggi il Movimento Cinque Stelle, tra i partecipanti all'iniziativa. Anche se la presidenza della Repubblica ha precisato che il titolo è già stato ammesso dalla Cassazione.

In una nota, il senatore Vito Crimi ha detto che "il testo del quesito... contrariamente a quanto previsto dall'art. 16 della Legge n. 352 del 1970 non specifica l'indicazione degli articoli oggetto di revisione e di ciò che essi concernono e risulta, pertanto, palesemente ingannevole per i cittadini".

"Vista dunque, la delicatezza della materia oggetto del referendum, ovvero la nostra Costituzione ed i nostri diritti fondamentali, è necessario modificare il testo inserito sulla scheda di votazione che è totalmente fuorviante dalla realtà e rappresenta per i cittadini una vera e propria truffa", ha aggiunto il parlamentare grillino.

Il quesito attuale recita: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione', approvata dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?".

Il presidente del Consiglio, commentando l'iniziativa delle opposizioni, ha replicato da Treviso: "Questo quesito è quello che la legge prevede per il referendum costituzionale. La domanda allora è se è vero quello che c'è scritto nel titolo, quindi occorre entrare nel merito".

In una nota, il Quirinale precisa che il quesito referendario, contrariamente a quanto affermato dai ricorrenti al Tar, "è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione" e non dalla presidenza della Repubblica, "e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento".

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