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Borsa Milano limita danni dopo referendum, male banche, ok auto e petroliferi

Pubblicato 05.12.2016, 17:58
© Reuters. Operatori a lavoro
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MILANO (Reuters) - - Piazza Affari chiude in leggero ribasso una seduta ovviamente condizionata dalla vittoria del No nel referendum costituzionale di ieri e il conseguente annuncio di dimissioni da parte del premier Matteo Renzi.

Se in mattinata il listino milanese aveva addirittura visto prevalere gli acquisti, progressivamente ha preso campo il segno meno. Ma senza panico. E nel pomeriggio, complice l'andamento positivo di Wall Street, il calo si è ridimensionato.

Morgan Stanley (NYSE:MS), in un report, riconosce le probabili conseguenze negative legate all'incertezza politica, ma mette soprattutto in evidenza come si apra la strada per una revisione della legge elettorale in senso più proporzionale, che diminuirebbe la possibilità di una vittoria del Movimento 5 Stelle alle prossime, probabili elezioni, evitando i conseguenti timori per l'uscita dell'Italia dall'euro.

Diversi trader sottolineano che l'esito del referendum era già stato prezzato dal mercato.

In chiusura, l'indice FTSE Mib ha perso lo 0,21% e l'AllShare lo 0,13%, mentre il Mid Cap ha guadagnato lo 0,4%. Volumi da giornata fuori dall'ordinario, per un controvalore di 3,6 miliardi di euro. Lo Stoxx 600 è salito dello 0,66%.

** La principale vittima del No, come da pronostico, sono state le banche: il paniere ha lasciato sul terreno il 2,19%.

** Particolarmente colpite BANCO POPOLARE (MI:BAPO) (-7,44%) e POPOLARE MILANO (-7,91%). Venerdì scorso il consiglio di stato ha accolto parzialmente il ricorso di alcuni soci e associazioni dei consumatori contro il regolamento della Banca d'Italia che disciplina la riforma delle banche popolari sulla trasformazione in Spa.

** UNICREDIT (MI:CRDI) (la prossima settimana presenterà il piano strategico, che comporterà anche un robusto aumento di capitale) ha perso il 3,36%. Stamattina ha annunciato l'avvio di negoziati in esclusiva per la possibile vendita di Pioneer ad Amundi.

** Seduta di sofferenza per MEDIOBANCA: -4,24%.

** Meno peggio INTESA SANPAOLO (MI:ISP) (-1,03%), UBI (MI:UBI) BANCA (-1,15%) e POPOLARE EMILIA ROMAGNA (-0,3%).

** MPS (MI:BMPS), la banca che in teoria avrebbe dovuto maggiormente risentire delle conseguenze dell'incertezza politica che si è creata dopo il referendum, ha ceduto il 4,21%, peggiorando nel finale.

** In ordine sparso assicurazioni (GENERALI (MI:GASI) -0,89%, UGF -0,62% e UNIPOLSAI (MI:US) +1,11%) e risparmio gestito (FINECOBANK (MI:FBK) -2,5%, AZIMUT (MI:AZMT) +2,26% e BANCA MEDIOLANUM (MI:BMED) +0,89%).

** Discorso a parte per POSTE ITALIANE, ora fuori dalla gara per Pioneer, praticamente invariata (+0,17%). ANIMA, che affiancava Poste Italiane (MI:PST), ha ceduto il 3,66%.

** FIAT CHRYSLER (MI:FCHA) brillante (+4,58%), sostenuta dalla debolezza relativa dell'euro, che ha un impatto positivo sui conti della casa automobilistica, grazie all'esposizione all'area Nafta.

** In scia, nel settore automotive, CNH (MI:CNHI) INDUSTRIAL (+3,79%) e FERRARI (NYSE:RACE) (+1,67%).

** L'andamento dei prezzi del greggio continua a spingere i petroliferi: ENI (MI:ENI) +1,11%, SAIPEM (MI:SPMI) +3,89% e TENARIS (MI:TENR) +2,51%.

** Come era facile prevedere, l'esito del referendum ha gravato sulle utilities (ENEL (MI:ENEI) -2,25%, ITALGAS -1,59% e A2A (MI:A2) -0,45%) e sui business regolati (SNAM (MI:SRG) -2,79%, ATLANTIA (MI:ATL) -2,33% e TERNA (MI:TRN) -1,25%).

** LEONARDO FINMECCANICA (MI:LDOF) tonica (+3,72%), aiutata anche dalla promozione di Deutsche Bank a buy da hold.

** Premiato il lusso: MONCLER (MI:MONC) +2,02%, SALVATORE FERRAGAMO (MI:SFER) +0,82% e YOOX NET-A-PORTER (MI:YNAP) +1,74%.

** Per il resto, segno più per gli industriali (BUZZI (MI:BZU) UNICEM +4,42%, STMICROELECTRONICS +2,74% e PRYSMIAN (MI:PRY) +2,89%), nonché per MEDIASET (MI:MS) (+2,1%) e CAMPARI (MI:CPRI) (+1,75%). In lettera TELECOM ITALIA: -2,98%.

** Fuori dal paniere principale, riscoperti alcuni titoli considerati più resistenti alle turbolenze del mercato: EL.EN +4,62% e AMPLIFON +5,21%.

** STEFANEL in volo (+14,02%): secondo tre fonti vicine alla situazione, punta a trovare un investitore entro l'anno in modo da arrivare entro i termini concessi dal tribunale a un accordo che le eviti il fallimento.

© Reuters. Operatori a lavoro

** La prospettive del delisting, ventilata da un quotidiano la settimana scorsa, ha galvanizzato PREMUDA: +7,25%.

** Non si arresta il rally di MOLMED: +7,91%.

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