Di David Pinchodo
Investing.com - L'EUR/USD ha reagito con forza alla decisione del FOMC di iera sera di aumentare i tassi dello 0,25%. Tuttavia, sono contrastanti le prime reazioni delle banche d'affari sulla riunione della Fed e del suo impatto sulla coppia.
TD Securities è tra gli ottimisti su EUR/USD, sottolineando che il divario nei messaggi della Bce sui tassi dovrebbero consentire all'euro "di esercitare un certo dominio monetario". "Il tono della Fed è decisamente diverso da quello della BCE, che sta attualmente celebrando l'idea di essere riuscita a evitare il contagio e le turbolenze del sistema finanziario", scrive la banca d'affari.
La OCBC Bank ha espresso un parere simile questa mattina, sottolineando che "l'euro ha continuato a scambiare al rialzo in un contesto di debolezza del dollaro, di un rialzo dovish della Fed e di commenti da parte dei funzionari della BCE che suggeriscono che la BCE potrebbe essere l'unico falco in città".
Da un punto di vista tecnico, gli analisti di OCBC notano che "il momentum giornaliero è rialzista mentre l'RSI è salito. Rischio di rialzo in vista". Individuano inoltre "resistenza a 1,0940 e 1,1030 (massimo del 2023)" e "supporto a 1,08, 1,0730 (50- DMA) e 1,0680 (21-DMA, 23,6% di ritracciamento fibo dal minimo di settembre al massimo di febbraio)".
Gli economisti della Danske Bank (CSE:DANSKE) sono più pessimisti, e hanno sottolineato che "la Fed ha aumentato di 25 punti base, in linea con le nostre aspettative, ma ha inviato un segnale pessimistico, affermando di essere pronta a fare una pausa se le condizioni del credito si restringeranno in modo significativo".
La banca prevede inoltre che la Fed manterrà il suo tasso di riferimento al 5,00-5,25% fino al 2023. Tuttavia, ciò non impedisce di vedere "l'EUR/USD scendere a 1,02 tra sei mesi".
DB ha sottolineato poi che "i tassi relativi hanno favorito l'euro dopo che la BCE è diventata più ottimista la scorsa settimana, ma un rally prolungato dell'EUR/USD potrebbe sostenere un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime e delle aspettative di inflazione, ostacolando così il ritorno al 2% di inflazione".