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FTSE MIB 2023: prospettive e titoli da preferire, 4 professionisti a confronto

Pubblicato 01.12.2022, 08:54
Aggiornato 01.12.2022, 09:00
© Reuters.

Investing.com – Il 2022 si avvia alla sua conclusione, attendiamo ancora dicembre ma possiamo ormai archiviarlo decisamente come un anno negativo e complicato per gli investitori..

In tutto questo, anche il FTSE MIB ad oggi archivia un anno a -10% fino ad ora, anche se nel complesso non è stato tra i peggiori…

Dunque andiamo a vedere, con l’aiuto di 4 professionisti del settore, qualche idea sul mercato italiano nel 2023 e qualche titolo interessante, in particolare abbiamo intervistato:

  • Pietro di Lorenzo - SOSTrader.it
  • Giovanni Borsi - GbInvesting.com
  • Tony Cioli Puviani - Tonyciolipuviani.com
  • Nicola Para – Nicolaparatrading.com

Le domande e gli argomenti trattati sono stati i seguenti:

  1. Attese per il FTSE MIB 2023
  2. Confronto FTSE MIB con il resto d’Europa
  3. Titoli interessanti del FTSE MIB nel 2023
  4. Prospettive mercati

Ecco quindi cosa ci hanno raccontato…

TONY CIOLI PUVIANI

Le attenzioni degli investitori devono sempre tenere conto del prezzo degli asset su cui intendono investire, e quindi, non solo di quello che oggi sta accadendo, ma anche di quello che potrebbe avvenire.
In buona sostanza la qualità del trader o dell’investitore si evince dalla sua abilità nell’intendere quanto valore sia stato già trasferito (o tolto) da un asset con riferimento a quello che potrebbe succedere in futuro; perché quello che sta succedendo oggi, scontato dai prezzi, non è da solo sufficiente per la loro valutazione.
La speculazione professionale guarda sempre molto avanti e quindi “rialzi e ribassi” non avvengono solo in funzione di quello che sta succedendo, ma anzi, sono determinati in buona parte dalle aspettative.

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A partire dal 13 di ottobre le borse azionarie hanno cominciato a scontare il cosiddetto FED PIVOT, ovvero che – prima o poi – la FED avrebbe cominciato a diminuire il costo del denaro. Le borse, quindi, confortate anche dal dato dell’inflazione USA in miglioramento del 10 novembre scorso, hanno cominciato un recupero importante: il FTSE MIB è passato da un livello minimo poco sopra a 20.000 punti a quasi 25.000, balzo importante che hanno avuto altri listini europei come il DAX o il CAC 40.     

Nel 2023 assisteremo ad un anno di recessione in Europa e probabilmente anche negli USA. Collegare un anno recessivo ad una borsa negativa potrebbe essere un’operazione banale e quindi non necessariamente corretta. Il problema è che il rally di ottobre e novembre, sconta sì un cambio di politica monetaria delle banche centrali, ma in realtà si è dimenticato che del minore potere di acquisto delle persone causa inflazione e che inoltre andremo incontro a dei problemi di carattere macroeconomico: una maggiore disoccupazione, ad esempio, si rifletterà sulla domanda aggregata e quindi sull’output globale.
Sulla scorta delle considerazioni precedenti reputo l’attuale livello del FTSE MIB vicino ai 25000 punti un livello corretto, coerente con le aspettative di un forte rallentamento delle politiche restrittive, determinanti per le valutazioni degli asset finanziari, ma al tempo stesso temo che l’attuale quotazione dell’Indice non sia coerente con le difficoltà che dovremo sostenere l’anno prossimo.

Dando per scontato l’impossibilità di predire i mercati, ma giocosamente chiamato a fare un pronostico sul nostro FTSE MIB, prevedo per il 2023 un Indice che sarà combattuto tra i due temi sopra accennati. Difficile immaginarsi quindi un livello superiore ai 26700 punti, al tempo stesso credo non si andrà sotto i 19600.

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GIOVANNI BORSI

Stiamo entrando nell’ultimo mese di un 2022 partito con il botto e che a causa di diversi fattori (conflitto Russia Ucraina in primis) non è riuscito a mantenere le rosee aspettative che molti analisti avevano auspicato ad inizio anno.

Nelle ultime 8 settimane di contrattazioni a dir la verità il nostro indice ha sovraperformato i maggiori indici americani, allineandosi a quelli europei e mettendo a segno un poderoso rimbalzo dai minimi del 13 ottobre scorso, anticipando il cosiddetto rally natalizio, con una performance del +22%!

Gli indici mondiali chiuderanno l’anno 2022 in negativo a meno di ulteriori e improbabili recuperi nel mese di dicembre, grazie al recentissimo recupero, i gestori hanno tirato un sospiro di sollievo e non saranno costretti a giustificare ai risparmiatori un vero e proprio crollo delle quotazioni ma potranno addirittura parlare di calo “fisiologico” dopo anni di rialzi, ovviamente omettendo di citare le performance di colossi americani ritenuti solidissimi e stabili fino a qualche mese fa, Amazon.com Inc (NASDAQ:AMZN), Netflix Inc (NASDAQ:NFLX), Meta Platforms Inc (NASDAQ:META) o Tesla Inc (NASDAQ:TSLA) solo per citarne alcuni, che prima di questo rally avevano più che dimezzato la propria capitalizzazione.

Ritengo le attuali quotazioni ancora a premio, soprattutto non rispecchiano le drammatiche condizioni e i problemi sia delle aziende che dei normali cittadini, alle prese con un’inflazione elevatissima, che non si vedeva da diversi decenni e da un potere d’acquisto eroso dall’inflazione.

Proprio in virtù di una view non proprio esaltante sui mercati finanziari, soprattutto nei primi sei mesi del 2023, con trimestrali che cominceranno a far vedere il calo dei consumi, eviterei titoli particolarmente volatili e che sono saliti molto nell’ultimo periodo e punterei su titoli più “cauti” e ciclici, quali Amplifon (BIT:AMPF), Pirelli (BIT:PIRC) e Campari (BIT:CPRI), titoli che come si può notare dai loro grafici anche in periodi particolarmente difficili hanno reagito egregiamente su aree di supporto sensibili e che potrebbero recuperare il terreno perso.

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PIETRO DI LORENZO

E’ molto difficile fare previsioni di medio termine in quanto diverse variabili esogene potranno condizionare l'andamento dei mercati nel 2023: come gli sviluppi della guerra in Ucraina, le politiche monetarie delle principali banche centrali ed eventuali recrudescenze di epidemie Covid.

Mi aspetto che il mercato provi a proseguire la risalita dai minimi di metà Ottobre, ma sarà un movimento più selettivo che in gergo si definisce "fly to quality". In sostanza gli investitori non andranno più a comprare in maniera indiscriminata le principali azioni del paniere, ma si concentreranno solo su quelle di maggior qualità.

L'andamento del mercato italiano è legato a doppio filo a quello del settore utilities, bancario e energetico. Se almeno 2 di questi 3 settori faranno bene Piazza Affari, sarà in grado di sopraperformare le principali borse europee.

Se il governo Meloni manterrà una coesa linea "europeista" il nostro listino potrà essere fra i più forti del vecchio continente nel 2023.

Banco Bpm SpA (BIT:BAMI) è un titolo che mostra una grandissima resilienza amplificando le fasi positive del mercato e limitando i danni quando l'indice corregge. Ogni storno è stato una opportunità di acquisto negli ultimi mesi e credo che anche nei prossimi il "buy on dips" possa continuare a "funzionare"

Telecom Italia (BIT:TLIT) invece ha un andamento molto più complesso ed è un titolo che da diversi lustri fa soffrire il piccolo investitore. Detto ciò il governo Meloni sembra seriamente intenzionato a ridefinire il ruolo di Cdp, che è azionista al 60% di Open Fiber e al 9,9% di Tim. Una eventuale operazione straordinaria potrebbe andare a premiare il titolo in Borsa

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NICOLA PARA

Il 2023 potrebbe essere l’anno del ritorno del risk on sui mercati finanziari grazie alle prospettive di conclusione delle politiche monetarie restrittive da parte delle principali banche centrali.

L’area geografia più interessante potrebbe essere la solita USA, sia perché l’Europa tende a sottoperformare quasi sempre i mercati americani sia perché altre aree meno correlate con il blocco occidentale hanno prospettive di crescita in chiaro scuro: per esempio i BRICS, con la Cina in rallentamento a causa dei continui lockdown che ne frenano la crescita.

Il settore che potrebbe beneficiare per primo del ritorno alla positività sarà probabilmente il comparto obbligazionario, che è stato quello che ha sofferto più di tutti nel corso del 2022 e sarà il primo sui quali gli investitori torneranno ad esporsi per via della sua bassa volatilità e rischiosità: in un clima di incertezza tornare ad investire sui mercati partendo dall’obbligazionario permette di concentrarsi sui profitti di breve periodo dati dai rendimenti delle cedole, confidando nel fatto che alla scadenza delle obbligazioni acquistate si riceverà il rimborso del capitale salvo fallimento dell’emittente (motivo per cui è bene concentrarsi sui bond governativi di nazioni affidabili). 

La ripresa contagerà a seguire anche il comparto azionario: dopo una prima fase di ritorno agli acquisti, quando la paura della crisi del 2022 sarà più lontana dalle menti degli operatori, si tornerà a favorire l’allocazione delle risorse sull’azionario, più rischioso ma che garantisce storicamente maggiori ritorni di lungo periodo.

L’asset class che darà meno soddisfazioni nel 2023 sarà probabilmente quella delle materie prime che hanno avuto degli exploit importanti nei mesi e negli anni precedenti a causa delle tensioni geopolitiche e della ripartenza della domanda dopo i lockdown mondiali del 2020; nel 2023 potrebbero, al contrario, subire un calo della domanda a livello mondiale causato dalla recessione più annunciata della storia dell’umanità e sottoperformare gli altri comparti.

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