Investing.com - Dopo la prima seduta del secondo trimestre archiviata in positivo, i future europei puntano ad inizio di settimana sotto il segno più: il future Mib è in rialzo di 40 punti, il future Dax registra +68 punti, il future Cac segna +27 punti, mentre per l'Euro Stoxx 50 si punta ad un rialzo di appena 4 punti.
Con i mercati cinesi continentali chiusi per festività, l'Hang Seng è in rialzo dell'1,9%, mentre il Nikkei è in positivo dello 0,3%.
Il conflitto russo-ucraino non accenna a fermarsi nonostante i colloqui di pace di Istanbul, ma questa settimana gli investitori presteranno attenzione ai verbali delle principali banche centrali per avere più dettagli sul ritmo dell'inasprimento monetario annunciato nelle scorse riunioni.
Mercoledì sarà la Fed a rilasciare i verbali della riunione di marzo dove, per la prima volta in tre anni, la banca centrale ha alzato i tassi d'interesse annunciando un ciclo di aumenti fino al 2023. Il mercato si aspetta maggiori dettagli sul piano di riduzione del bilancio, e cercherà di capire fino che punto la banca guidata da Powell sarà disposta ad alzare il costo del denaro per contenere l'aumento dei prezzi.
Giovedì sarà invece il turno della BCE, a poco meno di una settimana dalla riunione del 14 aprile, dopo aver sorpreso gli operatori a marzo annunciando l'accelerazione dell'uscita dalle misure di stimolo.
Molta attenzione verrà prestata anche al mercato obbligazionario vista la nuova inversione della curva di venerdì dopo il forte report sulle Nfp che ha ancorato le aspettative di maggiori aumenti dei tassi da parte della Fed. Con un'inflazione ai massimi di 40 anni, i timori di una politica monetaria più restrittiva uniti all'incertezza della guerra in Ucraina stanno portando sempre più operatori a prezzare una recessione nei prossimi trimestri.
Tuttavia, alcuni analisti ritengono che l'affidabilità delle inversioni della curva dei rendimenti come indicatore di recessione sia diminuita, in quanto i massicci programmi di acquisto di obbligazioni della Fed stanno mantenendo i rendimenti a lungo termine a livelli bassi.
Guardando le materie prime, sia Brent che greggio Usa hanno chiuso la scorsa settimana con un ribasso di circa il 13%, il più grande calo settimanale in due anni dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato il rilascio di 1 milione di barili di petrolio al giorno per sei mesi a partire da maggio.
Dall'inizio dell'invasione ucraina, i prezzi dell'oro nero sono però schizzati di circa il 30% nel primo trimestre, con l'aumento dei costi energetici che è diventato un fattore chiave delle aspettative di inflazione.
"Il selloff istintivo dell'annuncio del rilascio di 1 milione di barili al giorno dall'SPR nei prossimi sei mesi non avrà un impatto duraturo sui prezzi del petrolio, quindi se i rischi geopolitici continueranno a intensificarsi, il petrolio si riprenderà la maggior parte delle perdite di questa settimana”, ha affermato Ed Moya, analista di OANDA.
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