LONDRA (Reuters) - Gli enormi accumuli di debito delle maggiori economie mondiali iniziano a innervosire nuovamente i mercati finanziari, in un momento in cui le elezioni nazionali rendono meno chiare le prospettive dei bilanci pubblici.
I bond francesi hanno subito una batosta dopo un'elezione con un esito a sorpresa e un ingente piano di spesa che ha fatto suonare un campanello d'allarme. Le dinamiche del debito statunitense sono al centro dell'attenzione in vista delle elezioni presidenziali di novembre.
Una crisi del debito non è l'ipotesi di base, ma gli investitori sono attenti al rischio di un allentamento dei cordoni della borsa che potrebbe alimentare lo stress del mercato.
"I deficit sono tornati al centro dell'attenzione", ha detto Guy Miller, chief market strategist di Zurich Insurance Group.
"Occorre prestare maggiore attenzione non solo al debito, ma anche a come generare una dinamica di crescita, soprattutto in Europa", ha aggiunto.
Ecco un'analisi delle cinque maggiori economie sviluppate da monitorare:
1/ FRANCIA
La sorpresa delle elezioni parlamentari è stata un brusco risveglio per gli investitori che in precedenza avevano ignorato le scricchiolanti finanze pubbliche francesi. Con un deficit di bilancio pari al 5,5% del Pil dell'anno scorso, la Francia dovrà fare i conti con le misure disciplinari dell'Unione europea.
Il premio al rischio dei bond francesi rispetto ai Bund tedeschi è salito brevemente il mese scorso ai massimi dalla crisi del debito del 2012, quando l'estrema destra si è spinta in avanti nella corsa elettorale.
Al secondo turno ha vinto l'alleanza di sinistra e un parlamento spaccato potrebbe limitare i propri piani di spesa, ma potrebbe anche ostacolare qualsiasi azione per rafforzare le finanze francesi.
Il capo dell'ufficio nazionale di revisione contabile francese ha detto ieri che non c'è spazio di manovra sul bilancio e che il debito deve essere ridotto.
Anche prima di un nuovo governo, l'Ue prevedeva un debito pari a circa il 139% del Pil entro il 2034, rispetto all'attuale 111%. Il premio al rischio della Francia si è ridotto, ma rimane relativamente alto.
"Ci sarà un premio fiscale permanente incorporato nel prezzo", ha detto David Arnaud, gestore di fondi presso Canada Life Asset Management.
2/ STATI UNITI
Gli Stati Uniti non sono lontani. Secondo il Congressional Budget Office, il debito pubblico passerà dal 97% al 122% del prodotto entro il 2034, più del doppio della media dal 1994.
Le crescenti aspettative di vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali di novembre hanno fatto salire i rendimenti dei Treasury di recente, poichè gli investitori hanno prezzato il rischio di un aumento dei deficit di bilancio e dell'inflazione. Alcuni investitori ritengono che il risultato peggiore per i mercati obbligazionari sarebbe una presidenza Trump con una Camera dei Rappresentanti e un Senato a guida repubblicana.
Ciò significherebbe che "potremmo ottenere un altro ciclo di stimoli fiscali... da un punto di partenza in cui il deficit è pari al 6% del Pil", ha detto Chris Jeffery, responsabile della strategia macro di Legal & General Asset Management.
Sebbene i Treasury statunitensi siano sostenuti dal loro status di beni rifugio, la curva dei rendimenti è vicina all'ampiezza massima da gennaio, riflettendo la pressione sui costi di indebitamento a lungo termine.
3/ ITALIA
Gli investitori hanno valutato la premier Giorgia Meloni come un fattore positivo per il mercato. Tuttavia, lo scorso anno il deficit di bilancio del 7,4% è stato il più alto dell'Unione europea. L'Italia deve quindi affrontare anche misure disciplinari Ue che metteranno alla prova l'ottimismo del mercato.
Le obbligazioni italiane hanno sovraperformato i bond di altre nazioni europee. Tuttavia, il premio per il rischio sulle obbligazioni italiane ha brevemente toccato un massimo di quattro mesi a giugno, mentre le obbligazioni francesi hanno perso terreno, a testimonianza della rapidità con cui il nervosismo può diffondersi.
Roma punta a ridurre il deficit al 4,3% quest'anno, ma ha pessimi precedenti rispetto al raggiungimento degli obiettivi fiscali.
Gli incentivi per la ristrutturazione delle case, costati oltre 200 miliardi di euro dal 2020, eserciteranno una pressione al rialzo sul debito italiano per anni. La Commissione europea prevede che il debito salirà al 168% del prodotto entro il 2034, dal 137% attuale.
"Non si viene ricompensati per il rischio che si corre in Italia", ha detto Christian Kopf, responsabile del reddito fisso e FX di Union Investment.
4/ REGNO UNITO
La Gran Bretagna è scesa nella lista delle preoccupazioni dal 2022, quando i tagli alle tasse non finanziati dall'allora governo conservatore fecero crollare i titoli di Stato e la sterlina, costringendo la banca centrale a intervenire per stabilizzare i mercati e a un'inversione di rotta.
Il nuovo governo laburista, che si è impegnato a far crescere l'economia limitando le spese, si trova alle prese con un debito pubblico vicino al 100% del Pil.
Il debito pubblico potrebbe salire a oltre il 300% del prodotto economico entro il 2070, come menzionato lo scorso anno dai previsori di bilancio britannici, mentre l'invecchiamento della società, i cambiamenti climatici e le tensioni geopolitiche pongono grandi rischi fiscali.
Secondo S&P Global, una crescita economica più forte è fondamentale per stabilizzare il debito.
5/ GIAPPONE
Il debito pubblico del Giappone è pari a più del doppio rispetto all'economia nazionale, di gran lunga il più grande tra le economie industrializzate.
Questo non è un problema immediato, poiché la maggior parte del debito giapponese è di proprietà nazionale, il che significa che gli investitori sono meno propensi a fuggire ai primi segnali di stress. Gli investitori esteri detengono solo il 6,5% circa dei titoli di Stato nipponici.
Secondo Fitch Ratings, l'aumento dei prezzi e dei tassi d'interesse potrebbe favorire il profilo creditizio del Giappone, gonfiando il debito.
Ci sono ancora fonti di preoccupazione.
Secondo le stime del governo, nel prossimo decennio il Giappone dovrà far fronte a interessi annuali sul debito pubblico più che raddoppiati, che raggiungeranno i 24.800 miliardi di yen (169 miliardi di dollari).
Vale la pena di osservare qualsiasi improvviso balzo dei rendimenti dei titoli di stato giapponesi in seguito alla normalizzazione della politica monetaria. A poco più dell'1%, i rendimenti a 10 anni sono vicini ai massimi dal 2011.
(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Stefano Bernabei)