WASHINGTON - In un recente aggiornamento economico, i dati hanno rivelato che il costo dei beni importati negli Stati Uniti ha subito una significativa flessione nel mese di ottobre, con un calo dei prezzi dello 0,8%, superiore alle aspettative. Il calo è stato in gran parte determinato da una sostanziale diminuzione del 6,3% del costo del carburante prodotto all'estero, correlata alla riduzione degli spostamenti in auto e in aereo da parte degli americani dopo la stagione estiva. Se si esclude il carburante dall'equazione, il calo dei costi di importazione si attesta su un più modesto 0,2%.
Nell'ultimo anno, i costi delle importazioni sono diminuiti del 2%, o dell'1% se non si considera il carburante, contribuendo a un notevole rallentamento delle pressioni inflazionistiche statunitensi. I prezzi degli altri beni importati sono rimasti sostanzialmente invariati, come risulta dai dati economici più generali.
L'ammorbidimento dei dati sui prezzi al consumo e all'ingrosso per il mese di ottobre ha stimolato le conversazioni tra gli osservatori del mercato sulla possibilità che la Federal Reserve metta in pausa i suoi aumenti dei tassi di interesse. A questo sentimento fa eco Matthew Martin di Oxford Economics, che ha descritto i recenti sviluppi come una "settimana incoraggiante sul fronte dell'inflazione".
A sottolineare ulteriormente il cambiamento economico, anche i prezzi delle esportazioni hanno registrato una riduzione, scendendo dell'1% in ottobre e di quasi il 5% negli ultimi dodici mesi.
In risposta a questi indicatori economici, i mercati azionari statunitensi hanno reagito con il Dow Jones Industrial Average (DJIA) e l'S&P 500 (SPX), entrambi in ribasso nella sessione odierna. Questo movimento dei mercati riflette il sentimento degli investitori che stanno valutando le implicazioni degli ultimi dati sull'inflazione sulle future decisioni di politica monetaria.
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