di Paolo Biondi
RIMINI (Reuters) - Alexis Tsipras, come era ipotizzabile, ha deciso di andare al voto anticipato in Grecia a settembre. Cerca così di recuperare una solida maggioranza, forte dei sondaggi, e dopo che molti del suo partito l'hanno abbandonato in seguito all'accordo con le autorità internazionali sul terzo salvataggio.
Matteo Renzi guarda alla situazione greca, in questa sua nuova svolta, con una certa invidia. La tentazione di andare al voto anticipato è forte, ma la situazione al momento pare non permetterglielo per una serie di ragioni. La prima, forse decisiva, è che i sondaggi non gli sorridono come fanno con Tsipras. L'ultimo indice di popolarità, reso noto dall'Istituto Piepoli a fine luglio, dava la sua popolarità al minimo storico da quando ha preso la guida del governo nel febbraio dello scorso anno: è sceso al 35%, dopo avere abbondantemente superato il 60% in conseguenza delle elezioni Europee ed avere tenuto una media nel primo anno di vita sopra il 50%.
In secondo luogo il percorso delle riforme istituzionali non è ancora concluso e siamo nella situazione di una riforma elettorale monca perché cambia solo le regole per la Camera in attesa che il Senato elettivo venga abolito. Sulla vicenda vigila il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha già da alcune settimane avviato una ricognizione con i vari gruppi politici.
Nella sua vignetta sul Corriere della sera Giannelli scherza rappresentando un Mattarella non disponibile alla telefonata da parte di Renzi in cerca di elezioni anticipate.
I problemi con la sinistra interna, che promette battaglia sia sulle riforme istituzionali in Senato sia sull'annunciato taglio dell'Imu sulla prima casa, Renzi dovrà dunque risolverli con pazienza, senza strappi.
Non è un caso che il messaggio di Mattarella dell'altro ieri al Meeting di Rimini chiedesse il "governo dei conflitti".
La scorciatoia greca, del voto anticipato, per ora da noi non sembra praticabile.