Negli ultimi giorni la tensione sui titoli di Stato italiani si è allentata, anche se le previsioni di crescita dell’Italia si sono ulteriormente deteriorate.
I tassi di interesse che il nostro Paese deve pagare sono scesi e si sono avvicinati quelli della Germania (paese estremamente più solido dell’Italia) e si sono anche avvicinati ai tassi di interesse dei titoli di stato spagnoli, francesi e belgi – paesi a noi più comparabili ma rispetto ai quali siamo stati pesantemente penalizzati di recente. Una boccata di ossigeno che per la verità i mercati stanno concedendo a vari Paesi dell'Eurozona.
E’ difficile stabilire quali siano le ragioni di questo calo degli spread. Probabilmente le principali sono due: sicuramente la BCE che ha attuato una forte immissione di liquidità nel sistema bancario, attenuando le tensioni. E poi il governo Monti, con le sue misure di politica economica ha dimostrato di saper prendere misure significative.
Il decreto sulle liberalizzazioni ha infatti due obiettivi: affermare presso la comunità economico-finanziaria internazionale che l’Italia si sta modernizzando e smentire la diffusa opinione secondo cui siamo un paese bloccato dalle corporazioni. L’altro grande obiettivo è aumentare l’efficienza del sistema paese, facendo sì che prezzi e costi si riducano e che aumenti il potere d’acquisto delle famiglie e con esso la crescita.
Ora occorre che le misure non sia annacquate e tanto meno cassate dal parlamento. Servono ulteriori liberalizzazioni di settori su cui non si è ancora agito (ferrovie, porti, aeroporti ecc.) per portare a fondo la strategia. E serve una semplificazione burocratico-amministrativa che elimini le attuali rigidità per non vanificare gli sforzi di scongelamento del paese Italia. Se l’effetto continuerà a essere quello iniziale, aumenteranno gli investimenti stranieri nel nostro paese e aumenterà ancora la fiducia dei mercati.
C'è da essere ottimisti? Cautamente. Perché pagare il 4,3% di interessi più della Germania è sempre indice di una situazione gravissima. Ma il trend è comunque incoraggiante.
Fonte: Solofinanza.it - C.C.
I tassi di interesse che il nostro Paese deve pagare sono scesi e si sono avvicinati quelli della Germania (paese estremamente più solido dell’Italia) e si sono anche avvicinati ai tassi di interesse dei titoli di stato spagnoli, francesi e belgi – paesi a noi più comparabili ma rispetto ai quali siamo stati pesantemente penalizzati di recente. Una boccata di ossigeno che per la verità i mercati stanno concedendo a vari Paesi dell'Eurozona.
E’ difficile stabilire quali siano le ragioni di questo calo degli spread. Probabilmente le principali sono due: sicuramente la BCE che ha attuato una forte immissione di liquidità nel sistema bancario, attenuando le tensioni. E poi il governo Monti, con le sue misure di politica economica ha dimostrato di saper prendere misure significative.
Il decreto sulle liberalizzazioni ha infatti due obiettivi: affermare presso la comunità economico-finanziaria internazionale che l’Italia si sta modernizzando e smentire la diffusa opinione secondo cui siamo un paese bloccato dalle corporazioni. L’altro grande obiettivo è aumentare l’efficienza del sistema paese, facendo sì che prezzi e costi si riducano e che aumenti il potere d’acquisto delle famiglie e con esso la crescita.
Ora occorre che le misure non sia annacquate e tanto meno cassate dal parlamento. Servono ulteriori liberalizzazioni di settori su cui non si è ancora agito (ferrovie, porti, aeroporti ecc.) per portare a fondo la strategia. E serve una semplificazione burocratico-amministrativa che elimini le attuali rigidità per non vanificare gli sforzi di scongelamento del paese Italia. Se l’effetto continuerà a essere quello iniziale, aumenteranno gli investimenti stranieri nel nostro paese e aumenterà ancora la fiducia dei mercati.
C'è da essere ottimisti? Cautamente. Perché pagare il 4,3% di interessi più della Germania è sempre indice di una situazione gravissima. Ma il trend è comunque incoraggiante.
Fonte: Solofinanza.it - C.C.