Investing.com - Fed e BCE hanno preso decisioni importanti e divergenti sui tassi d’interesse e sulle mosse dei prossimi mesi, con la prima che ha alzato solo di un quarto di punto e usato toni più morbidi mentre la seconda ha alzato di mezzo punto anticipando una replica a marzo e forse anche a maggio.
Su queste basi, il picco per la BCE potrebbe essere al 3,25%, ma il rischio di aumenti ulteriori, e magari esagerati, non è trascurabile. I mercati azionari e obbligazionari hanno comunque reagito positivamente.
Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy, UBS Europe, sottolinea che probabilmente hanno agito anche fattori tecnici e gli algoritmi, in reazione alla
diminuzione della volatilità, che per la prima volta da oltre un anno è scesa leggermente al sotto la media di lungo termine.
Ramenghi nota che dichiarazioni più accomodanti di Christine Lagarde avrebbero diluito l’impatto delle politiche restrittive. A marzo la BCE produrrà nuove stime economiche, che dovrebbero recepire un’inflazione più bassa, per cui la speranza è che non segua un approccio dogmatico ma si basi sugli ultimi dati come la Fed.
Inflazione in frenata
Gli indicatori suggeriscono prezzi al consumo che continuano a salire ma ad un ritmo più lento. Secondo Ramenghi il dato sul quale concentrarsi non è quello annuale ma l’andamento mensile. Su queste basi l’inflazione è in decisa frenata, un trend che continuerà nei prossimi mesi anche grazie ad alcuni fattori tecnici come la costruzione dei panieri, che quest’anno registreranno un maggior peso di materie prime energetiche proprio mentre il prezzo del gas sta scendendo.
L’esperto di UBS nota anche che tassi elevati frenano i settori ad alta intensità di capitale e leva finanziaria, come immobiliare e costruzioni, tipicamente 6-12 mesi dopo i primi rialzi, e quindi l’impatto deve ancora manifestarsi appieno. Ma il rischio di aumenti dei tassi esagerati in un contesto d’inflazione in discesa esiste e probabilmente è tra quelli più sotto osservazione da parte degli investitori.
Un anno fa i mercati si preoccupavano dell’inflazione, oggi delle banche centrali. In questo contesto, UBS continua a preferire i titoli value, società che generano buoni flussi di cassa con valutazioni contenute.
Cautela su azionario americano
Ramenghi è anche positivo su settori come la farmaceutica, i beni di prima necessità e l’energia, mentre sull’azionario americano rimane cauti, ed è invece positivo sui Mercati Emergenti che, oltre a offrire uno sconto del 40% rispetto all’indice globale, per oltre un terzo comprendono titoli cinesi.
Nell’obbligazionario la preferenza di UBS va preferiamo ai titoli di buona qualità, soprattutto corporate bond Investment Grade.
L’inasprimento degli standard di prestito e il rallentamento della crescita suggeriscono un rischio di default più elevato e, di conseguenza Ramenghi ritiene che il segmento High Yield sia più vulnerabile. L’esperto di UBS si aspetta inoltre un rafforzamento delle materie prime a fronte di un clima economico meno negativo del previsto e della riapertura cinese, che ne aumenterà la domanda.
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