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Mediobanca in rally ma operazione Del Vecchio accolta con freddezza

Pubblicato 01.06.2020, 10:21
Aggiornato 01.06.2020, 10:22
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Di Mauro Speranza

Investing.com – Apertura di settimana caratterizzata da forti acquisti sul titolo Mediobanca , dopo la notizia della richiesta di aumentare la quota detenuta nel capitale della banca da parte di Delfin, la holding dell'imprenditore Leonardo Delvecchio.

Il titolo Mediobanca (MI:MDBI), infatti, scatta a +10% a Piazza Affari, con le azioni scambiate a 6,40 euro, accelerando il recupero delle settimane scorse e tornando così ai livelli del 9 marzo.

Prima dell'apertura di Piazza Affari, Delfin ha confermato la notizia diffusa nei giorni scorsi circa la richiesta fatta alla Banca d'Italia di aumentare la sua quota in Mediobanca fino al 20% del capitale, raddoppiando così l'attuale presenza che già permette a Leonardo Delvecchio di essere il principale socio dell'istituto.

“Il 29 maggio è stata depositata presso la Banca d'Italia istanza per l'autorizzazione ad incrementare la partecipazione detenuta da Delfin e dal Cavaliere Leonardo Del Vecchio, rispettivamente in via diretta ed indiretta, in Mediobanca al di sopra della soglia del 10% del capitale sociale e fino all'ulteriore soglia autorizzativa del 20%”, scriveva la holding del patron di Essilux.

L'operazione, però, potrebbe trovare delle resistenze all'interno di Mediobanca. “Questa non è un’operazione di mercato, ma un progetto vintage che ci riporta indietro di un trentennio, quando le tre banche di interesse nazionale avevano il 25% del nostro istituto” affermano fonti di La Repubblica, confermando lo scetticismo.

Sempre secondo il quotidiano, la mossa sarebbe stata poco gradita anche da Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, il quale ha posto problemi di merito e di metodo. Fonti interne raccontano di come Del Vecchio venga considerato un “signore di 85 anni dal gloriosissimo passato e presente industriale, ma senza un grande visione finanziaria, che potrebbe arrivare al 20% dell’istituto” e “ci si troverebbe in un caso forse unico in Europa: quello di una banca che ha come azionista di maggioranza un industriale che non l’ha fondata”.

Inoltre, proseguono le fonti, “l’istituto che per decenni è stato camera di compensazione del potere industriale e finanziario italiano, da quando Nagel è diventato amministratore delegato nel 2008 si è impegnato a imboccare una strada diversa: meno partecipazioni da “salotto buono”, lasciando solo la quota del 13,2% in Generali e quella del 6,2% in Rcs (MI:RCSM), e più gestione industriale; meno intrecci con i soci e più operazioni di mercato; meno 'patti di sindacato' (quello che governava piazzetta Cuccia si è dissolto due anni fa) e l’aspirazione di essere una “public company” all’italiana, dove i manager gestiscono e i soci li votano o meno a seconda dei risultati.

La 'partita' Mediobanca, infatti, vede Assicurazioni Generali (MI:GASI) tra i principali obiettivi di Del Vecchio. Piazzetta Cuccia detiene il 13% circa di Generali, di cui è il primo socio, davanti a un gruppo di imprenditori (Caltagirone, lo stesso Del Vecchio, la famiglia Benetton, i De Agostini) che pesa per oltre il 15% nel capitale del Leone.

Fra le possibili criticità c'è infatti proprio quella del 'sommare' le quote del Leone in mano a Mediobanca con quelle dei soci privati della compagnia assicurativa, che presenta dei pericoli "anche dal punto di vista regolamentare".

Secondo gli esperti di Citigroup, “quando Del Vecchio ha costituito la sua prima presenza nella merchant bank, si è generato un forte interrogativo su quali fossero le sue intenzioni e su come potessero impattare il gruppo nel lungo termine”.

“Alla luce del recente sviluppo”, considerando che "Del Vecchio è un imprenditore di successo ma con esperienze limitate nel business bancario", e da Citi si aspettano volatilità sul titolo finché non si saranno chiariti i contorni dello sviluppo nell'azionariato di Mediobanca.

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