di Roberto Landucci
ROMA (Reuters) - L'aula del Senato comincerà a votare gli articoli della nuova legge elettorale non prima di mercoledì 14 gennaio, quando sono attese le dimissioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un iter che il premier Matteo Renzi vuole concluso prima dell'elezione del nuovo Capo dello Stato.
La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ha fissato in martedì sera il termine per presentare emendamenti al testo di riforma, che vale solo per l'elezione della Camera, mentre il Senato dovrebbe diventare un'assemblea minore non più eletta dai cittadini secondo il progetto di riforma della Costituzione ora in discussione a Montecitorio.
Ieri il Senato ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità con il voto della maggioranza e di Forza Italia, che ha confermato la tenuta del Patto del Nazareno - l'intesa tra Renzi e Silvio Berlusconi sulle riforme istituzionali stretta circa un anno fa.
A favorire l'ampio consenso di ieri è stato l'intervento in aula del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che ha ribadito l'intenzione di posticipare al 2016 l'efficiacia della nuova legge - in modo da dare più tempo al Parlamento per approvare la riforma del Senato e a Forza Italia di riorganizzarsi come polo del centrodestra.
D'altra parte in Forza Italia non c'è aria di barricate verso il governo alla vigilia della partita per il Quirinale. La deputata Mariastella Gelmini ha detto oggi che "l'elezione del Capo dello Stato sarà rapida, se Renzi rispetterà i patti su legge elettorale e riforma del Senato".
Napolitano ha detto che resterà in sella fino al termine formale del semestre italiano di presidenza della Ue, il prossimo 13 gennaio quando Renzi interverrà a Strasburgo per fare un bilancio, suggerendo che dall'indomani potrebbe lasciare.
Sul fronte Pd, Renzi ha rinnovato ieri l'invito a serrare i ranghi per un gennaio intenso dal quale far ripartire di slancio la legislatura.
Certo è che la minoranza del partito non ha finora mollato la presa sulla legge elettorale, della quale contesta il mancato ritorno alle preferenze nella scelta dei deputati. L'accordo Renzi-Berlusconi prevederebbe invece un sistema misto con capilista fissi e preferenze sugli altri candidati.
"Ho capito il patto del Nazareno, che Berlusconi i suoi se li vuole nominare lui, ma cerchiamo di ragionare", ha detto ancora oggi l'ex segretario Pier Luigi Bersani.
"Quello delle preferenze rimane un nodo ancora da sciogliere nel Pd, e quando si arriverà al voto in Senato non è escluso che la proposta del governo passi con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo", ha detto oggi una fonte del gruppo democratico al Senato.
Secondo i piani di Renzi l'approvazione definitiva della legge elettorale da parte della Camera dovrebbe avvenire subito dopo l'elezione del presidente della Repubblica, tra febbraio e marzo, mentre per la modifica della Costituzione, che il premier vuole sottoporre anche a referendum popolare, ci vorrebbe tutto il 2015.
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